Astragali
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Fortezza Trionfante
Astragali
nel Museo Archeologico
"Vito Capialbi" di Vibo Valentia

Marzo 2008



Un gioco infantile
Gli astragali. O la Pippinella?

Chi l'avrebbe detto che il gioco che si faceva da bambini con pietre o con nocciole avesse ascendenze tanto antiche!
Credo che fra noi lo chiamassimo "La Pippinella" o "La Chicchinella", ma non ricordo bene.
Ricordo invece che ci avevo anche scritto dei versi sopra.

In realtà è un gioco popolare di abilità che rimanda agli astragali dell'Antica Grecia e veniva usato per passatempo o per predire il futuro.
Mi piacerebbe poter ricordare i vari turni e le mosse (con difficoltà ascendente) che bisognava superare: forbice, forbicina, forbicetta... e poi?

Avevo sempre pensato che fosse una cosa tipica di Laurino, perchè in città nessuno conosceva il gioco e io dovevo aspettare di incontrare Celardo per farlo. Invece pure gli esquimesi...


Astragali è il nome che gli antichi Greci davano agli ossicini del tarso di piccoli animali. Questo gioco è nato probabilmente in Asia, in tempi molto antichi, ma si è diffuso in tutto il mondo: dalla Russia alla Polinesia fino alle regioni polari, dove gli eschimesi giocano con ossicini di delfino. Si gioca con cinque astragali, chiamati anche aliossi, che vengono lanciati per aria cercando di ottenere determinate combinazioni. Al posto degli ossicini si possono usare sassolini o monetine. Il modo più "classico" è lanciare in aria gli aliossi cercando di farli ricadere tutti sul dorso della mano. La versione che noi conosciamo consiste nel lasciare a terra quattro sassolini (aliossi) e se ne lancia in aria uno solo, chiamato "padre": prima che questo ricada, bisogna cercare di afferrare uno dei sassolini a terra e poi riprendere al volo "il padre". Poi, si accantona il primo sassolino, si rilancia "il padre" e si cerca di afferrare un secondo sassolino da terra. Il giocatore più abile riuscirà a raccogliere tutti i sassolini senza mai far cadere a terra "il padre". Pare che anche i bambini sumeri, in Mesopotamia, conoscessero questo gioco.

I versi che scrissi non valgono molto. Per curiosità metto questi aliossi, versione latina degli astragali, di D'Annunzio presi dall'Alcyone


NICO
I tuoi piè bianchi sono i miei trastulli
nella gracile sabbia ove t'accosci,
bianchi e piccoli come gli aliossi
levigati dal gioco dei fanciulli.

- Ahi, ahi, misera Nico, i miei piè brulli!
Su la sabbia di foco i piè mi cossi.
Tu ridi, costassù, tu ridi a scrosci!
Ma, s'io ti giungo, vedi come frulli.

- Ingrata, ingrata, con che arte il foco
ti rilieva le vene in pelle in pelle
e il pollice t'imporpora e il tallone!

- Bada; Non aliossi pel tuo gioco
ma ho in serbo per te, schiavo ribelle,
una sferza di cuoio paflagone*.

*Se ti stai chiedendo (giustamente) cosa significhi il termine...
Paflagone è termine con cui si indicavano gli abitanti di una regione della Turchia (Plafagonia), ma è anche un nome parlante (connesso con il verbo paflagein, che significa “ribollire”) e allude all’eloquenza eccessiva e scomposta.
Anche nome di un personaggio de "I cavalieri" di Aristofane.

 

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