La fortezza Trionfante di Nicolò Polito
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Fortezza Trionfante
La Fortezza Trionfante in pdf
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Prologo

 


Marzo 2008

 


Nicolò Politi
La Fortezza trionfante

La Fortezza Trionfante, meglio conosciuta come Opera di Sant'Elena, è un testo teatrale del XVIII secolo scritto da Nicolò Politi. Divisa in tre atti, è redatta in versi (sia in lingua che in dialetto).
Pare che la prima edizione del testo sia del 1742, edita a Napoli per i tipi di Gianfrancesco Paci, tipografo che pubblicò anche molte opere di Alfonso Maria De Liguori.

Conservo una copia a stampa della Fortezza Trionfante. Il libretto è in cattive condizioni ma perfettamente leggibile.
Manca l'antiporta per cui è impossibile stabilire data e luogo di pubblicazione.
Sulla copertina e all'interno, tuttavia, è segnata la firma di Achille Garrasi e la data del 1842.
L'edizione contiene anche un Prologo, a quanto pare dato alle stampe per la prima volta proprio in questa occasione. A pagina 117 viene infatti specificato:

Oltre alla presente Opera ristampata sulla edizione di Napoli del 1742, pe' tipi di Gianfrancesco Paci, interamente esaurita, si conserva manoscritto il seguente Prologo, attribuito allo stesso autore.
Ora si stampa per evitarne la dispersione, ed a compimento della produzione teatrale, qualora si voglia rappresentare interamente.


Questo è l'avvio:

O Voi del cieco abisso alme dolenti,
Su, co' vostri lamenti, fate plauso al trionfo
Del mio possente insuperabil braccio.
Eccomi ad avvilirti, o Ciel codardo.
Ah, che di rabbia io ardo: e se non basta
Precipitar la terra in duolo eterno,
Trasformerò le stelle in un inferno.
Perché vile Donzella
Mieter tenta più palme a danno mio,
Vai si gonfio e nemico, o Ciel nemico?
Elena, ah nome infausto!
Elena, io son che pugno: Asmodeo, il più forte
Del Baratro profondo,
Sconvolgerà, porrà sossopra il Mondo.
Vieni, vieni al cimento e vedi, o Cielo,
Solo a' rossori avvezzo,
Nascer dalle mie glorie il tuo disprezzo.
O di perfida lingua accento indegno!
Adunque d'Asmodeo l'alto potere
Tu disprezzi così?
Temerario, e non tremi?
E qual braccio robusto al Ciel fedele,
Avvilirà la gloria di Babele?
Ele? Che tronchi accenti?
Parla spiegati su, lingua villana.
Ele, na? Ah sì, t'indendo:
Elena tu vuoi dir, Elena forsi?
Adunque, iniquo Cielo
Al mio noto valore oppor pretendi
Una fanciulla inerme?
No, che sdegno il cimento:
Se basta d'Asmodeo un soffio solo,
Acciò Elena cada oppressa al suolo,
Con voi la voglio o Stelle.
Su, presto, a che si bada?
Venite ad osservar con gran rossore
Nelle perdite vostre il mio valore.

 

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