Ulisse ippoliti - Testamento
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Ulisse Ippoliti

Due testamenti

Il testamento di Rosalba Molinari

Aprile 2008




Il testamento di Ulisse
Nella certezza che i miei figli continueranno...

A leggere il testamento di Ulisse si sente un'aria completamente diversa da quello scritto da sua madre (...)
Ulisse è stato senza dubbio il prediletto della madre ma, quando tocca a lui spartire i beni, lo fa partendo da un più sano principio di equità, cercando di favorire Emilio ed Elisabetta solo perchè hanno più bisogno del fratello Giuseppe che nel frattempo ha fatto carriera e gode di ottima posizione.
Diversa anche la percezione della gente del paese: un covo di cattivi consiglieri secondo sua madre, un posto dove poter trovare arbitri o amichevoli compositori di dissidi, secondo Ulisse.

Anche in questo documento la casa assume l'aria di un tempio, perimetro magico in cui bisogna recarsi almeno due volte l'anno per rinnovare il ricordo del padre e risentirvi i sentimenti.
Per inciso, da questo testo apprediamo che la via in cui la casa è ubicata si chiamava Stella. Attualmente la via porta il nome di Ulisse.

Infine, con una finezza di gran conoscitore d'animi, Ulisse chiede alla sola figlia di recarsi sulla sua tomba a pregare, consapevole di non poter contare sui maschi per questa devozione.

Discreti, finalmente, compaiono in questa scrittura notarile gli affetti.
Parlando dei suoi Ulisse scrive "benevolenza", ma voleva dire amore.

*
Mi si fa notare che il principio di base del testamento è comunque quello di tenere unito il patrimonio, secondo il principio del maggiorascato, che:

" Anche il tono benevolo del testamento di Ulisse rispetto a quello di Rosalba in realtá non riesce a nascondere regole dure sulla gestione delle risorse (se la figlia si sposa perde l'usufrutto...) Sono quindi minacce i figli indipendenti, donne seduttrici, litigi fra i figli, matrimoni che possono verifcarsi dopo la propria morte.
Le nuore invece sembrano essere in una situazione di confine, tanto che il dettagliato elenco della dote della moglie di Ulisse sembra essere fatto per assicurare gli altri che la nuora non avanzi pretese su altri oggetti (neanche una seconda forbicina)."







Il testamento

Col presente testamento olografo, scritto datato e sottoscritto da me Cavaliere Uffiziale Ulisse Ippoliti fu Domenicantonio Notaio domiciliato in Laurino, dichiaro e dispongo quanto segue:
Ho tre figli cioè: Elisabetta, Giuseppe ed Emilio e desidero che continuassero ad amarsi fraternamente ed a farsi onore.

Lascio tutta la mia quota disponibile per due terze parti ad Emilio in proprietà ed usufrutto e l'altra terza parte a Giuseppe in proprietà ed usufrutto ad Elisabetta, durante la di lei vita dispensandola dal dare cauzione e dal fare l'inventario. Però qualora la mia figlia Elisabetta passi a matrimonio, sia pure col solo rito religioso, non avrà più diritto a tale usufrutto, che si consoliderà con la proprietà a favore del suo germano Giuseppe.

Lascio tutti i miei beni ed oggetti mobili e mobiglia esistente in questa casa di abitazione alla Via Stella N° 3,3,9 ed 11, e Via S.a Elena N° 4 e 6, per due terze parti ad Emilio e per un terzo ad Elisabetta; però s costei passerà a matrimonio, o non voglia o non possa convivere col fratello Emilio, questi si prenderà tutti i detti beni ed oggetti mobili e mobiglia e darà a sua sorella Elisabetta la somma di lire cinquecento.

Lascio tutti i semoventi, cereali, olio, vino, crediti e contante per due terze parti ad Emilio e per un terzo ad Elisabetta, tranne dieci capre che debbono darle ala fratello Giuseppe. Se lascerò obbligazioni chirografarie, queste dovranno essere soddisfatte da mio figlio Giuseppe, il quale poi farà sua la somma di mia pertinenza che è presso di lui.

Concedo ad Emilio ed Elisabetta la facoltà di scegliersi quei beni che loro piaceranno; però desidero se è possibile, che questa casa non venisse smembrata, potendo Elisabetta prendersi il quartino, che acquistai dai fratelli Palmieri con le soprastanti due camere e relativi suppenori, ed Emilio tutto il rimanente della casa.

Voglio poi che nella porzione di Elisabetta sia compreso tutto il fondo Prato e Torrione, confinante con i beni di Domenico Paruolo, Francesco Cossa, Giuseppe Durante, Diego Angione e vie pubbliche; nonché la rendita di Lire ottantacinque che ho sul Gran Libro del Debito Pubblico Italiano, per cauzione come notaio.

Affido l'esecuzione di queste mie disposizioni al mio caro fratello Abate Luigi Garrasi cui prego di voler, con la sua autorità e benevolenza far mantenere la pace e l'armonia nella famiglia.
E se tra i miei figli sorgono contestazioni, queste dovranno rimettersi al giudizio di arbitri o di amichevoli compositori. Voglio infine che chi dei miei figli non rispetti le presenti mie disposizioni testamentarie ed istituisca giudizio contro i coeredi, resti escluso dalla porzione disponibile lasciatagli, che sarà raccolta dai suoi germani.

Al carissimo mio figlio Peppino raccomando di tenere un'occhio vigile e benigno sopra i suoi germani, che certo hanno più bisogno di lui, e voglio che qualora venga a stabilirsi in Laurino, abbia il diritto di coabitare in questa casa.
Gli raccomando pure di venire come al solito, almeno due volte l'anno con sua moglie in questa casa per ricordarsi di me e della mia benevolenza verso di lui.

A Bettina poi raccomando di recarsi in ogni anniversario della mia morte, a pregare per me sulla terra che mi covre.
E nella certezza che i miei figli continueranno a farsi onore e ricorderanno quanto ho fatto per essi, prego il Signore di conceder loro le maggiori felicità possibili in questa valle di lagrime.

Laurino il venti settembre millenovecentouno,
Ulisse Ippoliti

 

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