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Agosto 2008





 


Giuseppe Altosinno
Fra Giuseppe da Laurino

Il monaco Fra Giuseppe da Laurino è coadiuatore di Padre Alberto da Pisciotta della chiesa di Sant'Antonio.
La lettera è particolare:

"Dalla direzione delle Tasse e del Demanio della Provincia di Salerno, con nota del 26 Dicembre 1866,Sezione Segretariato n 27133 si scrive quanto segue. Dietro concerti presi con l'autorità pubblica della Provincia fu stabilito che continui a restare aperta la chiesa dei MM CC di Sto Antonio di Laurino.
L'ufficiatura ne sarà affidta al Padre Alberto da Pisciotta coll'assistenza del Laico Fra Giuseppe da Laurino. Nel comunicare alla S.V. questa superiore disposizione lo scrivete è ben lieto di poter con la presente rendere paghe le di lei aspirazioni. Il Ricevitore Cattani"
.

La carta, e quindi il mittente, è dell'ufficio del Registro di Laurino (Cariati è stato cancellato).

(scheda a cura di Andrea Altosinno)


Si provvede a lasciare aperta la chiesa, probabilmente chiusa a seguito delle leggi di quello stesso anno.  (ndr)

la Legge n. 3036 del 7 luglio 1866 con cui fu negato il riconoscimento (e di conseguenza la capacità patrimoniale) a tutti gli ordini, le corporazioni, e le congregazioni religiose regolari, ai conservatori ed i ritiri che comportassero vita in comune ed avessero carattere ecclesiastico. I beni di proprietà di tali enti soppressi furono incamerati dal demanio statale, e contemporaneamente venne sancito l'obbligo di iscrizione nel libro del debito pubblico di una rendita del 5% a favore del fondo per il culto (in sostituzione della precedente cassa ecclesiastica del Regno di Sardegna). Venne inoltre sancita l'incapacità per ogni ente morale ecclesiastico di possedere immobili, fatte salve le parrocchie.

Fu del 29 maggio 1855 la legge che abolì tutti gli ordini religiosi (tra i quali agostiniani, carmelitani, certosini, cistercensi, cappuccini, domenicani, benedettini) privi di utilità sociale, ovvero che «non attendessero alla predicazione, all'educazione, o all'assistenza degli infermi», e ne espropriò tutti i conventi (334 case), sfrattando 3733 uomini e 1756 donne.

da Wikipedia

 
 
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