Giustino Pecori - Relazione su Sant'Elena da Laurino
Zadalampe- terra che non c'è
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Giustino Pecori
Attestato giurato
su Sant'Elena da Laurino 1891

Provincia di Salerno Circondario di Vallo-Lucano Comune di Laurino Attestato Giurato Del Dottor Fisico, Ingegnere Architetto ed Archeologo Cav. Giustino Pecori R. Ispettore Provinciale sopra i monumenti e scavi di antichità in Salerno; Socio corrispondente dell’Istituto Archeologico dell’Impero Germano, della Commissione araldica Napoletana est.

L’anno milleottocentonovantuno, addì del mese di Settembre. Il sottoscritto, preso ad esame i monumenti relativi alla vita ed al culto della Beata Eliena od Elena Vergine anacoreta e concittadina di Laurino, sotto la santità del giuramento, o per la verità Attesta Notizie Biografiche della Beata Eliena. Che la leggenda dell’Uffizio di detta Beata, ed i numerosi biografi della sua vita, umanimi concordano:
Che Ella nacque in Laurino da umili ma onesti parenti, nei primordi del secolo VI°
II° che giovinetta prese stanza negli orrori d’una spelonga del monte e Bosco di Pruno, 16 chilom. da Laurino, 2 da Rofrano Vetere e dal quel Cenobio di P.P. Benedettini, ove visse da Anacoreta, ed ove santamente mori.
III° Che in quel tempo il Cenobio era abitato dai P.P. Benedettini, i quali offrivano qualche cibo alla scarsa mensa dell’austera anacoreta che li retribuiva cucendo o rattoppando le loro tonache.
IV° Che il Suo Santo corpo tumolato in pria nella detta spelonga e di poi esumato dal Vescovo Pestano nel 534 veniva trasportato nella sua Chiesa Cattedrale.
Che nel luogo detto Gorgonero sul fiume Calore, ove l’aria con la salma della Beata veniva formata, il detto Vescovo ordinava in quel sito la costruzione d’una Cappella sacra in suo nome
VI° Che mano ignota rapiva dalla Cattedrale di Pesto e trasportava in Auxerre il santo corpo, e che nel 1310 S. Elgiario Conte di Ariano riportatolo nel regno ne arricchiva quella sua chiesa (Volpi Cron. Vesc. Pest. P. 234; Garrasi Abate Luigi, vicende storiche della Beata Gatta Lucania illustrata p. 78 De Stefano Lucido di Valle di Fasanella in verba Laurini m.s.)
VII° Che in Ariano, in occasione della consacrazione di quella cattedrale, ai tempi di Monsignor Giacinto della Calce 1714 furono le sue reliquie scoperte con l’autentica, logora dal tempo portante la scritta S. ELENA VERGINE CONCITTADINA DI LAURINO, come rilevasi dalla relazione manoscritta contemporanea del detto antiquario Reginaldo Mazzei del 1714 (v. la relaz. Giurata del sottoscritto 12 dicembre 1890 Ricci Pepoli, pratica Ecclesiastica p.)
VIII° Che finalmente il Vescovo d’Ariano D. Francesco Trotta, alle insistenti premure della cittadinanza Laurinese e del zelante e dotto abate Chiesa Collegiata di S. Maria, D. Luigi Garrasi, permise che le reliquie ritornassero nella sua patria diletta, ove addì 8 ottobre del 1882 fecero il loro solenne ingresso.

Questi fatti relativi alla vita della Beata, alla vicende del Santo suo corpo, all’epoca della sua apparizione nel mondo, con il continuato e non interrotto culto, dai tempi remoti ai nostri di vengon confermati dai seguenti monumenti.

ELENCO DEI MONUMENTI RELATIVI ALLA BEATA ELIENA
1 Dalla Grotta in cui visse da Anacoreta, ed ove giovinetta morì convertito in Oratorio dai Laurinesi, con altare e statua marmorea;
2 Dal sarcofago in essa grotta nel quale primieramente il Santo suo corpo venne inumato, scoperto addì 25 maggio del 1884;
3 Dalla Cappella eretta in suo onore nel fiume Calore nel luogo detto Gorgonero, con due statue intere l’una in marmo e l’altra in travertino locale.
4 Dalla Cappella urbana costrutta sulla casa ove nacque secondo la tradizione popolare con statua intera in legno ed 8 affreschi esprimenti i principali fatti della sua vita.
5 Dai quadri a fresco nella Cappella Ducale, nel vestibolo che precede l’atrio dell’Annunziata e nella scodella di detta Chiesa.
6 Dai tre quadri su tavola nella Chiesa Parrocchiale d’Ognissanti e da quello nella Chiesa della Collegiata.
7 Dalle due statue in legno a mezzobusto, l’una Chiesa di S. Antonio degli ex M.M.O.O. l’altro nella Collegiata già detta.
8 Dalle due statue intere in legno nella Chiesa del Carmine.
9 Dalla Cappella in suo onore nella Chiesa della Collegiata ove nell’altare riposano le ossa dell’Anacoreta con statua intera giacente
10 Dall’Ufficio della Beata in carta membranacea.
11 Da due frammenti della sua vita in carattere longobardo
12 Da tre incisione in rame.
13 Dal Cenobio di Rofrano Vetere, ove dimorarono ai tempi della Beata Eliena i P.P. Benedettini, ricordati dall’Ufficio già detto, e dai suoi numerosi biografi.

MONUMENTI PALEOGRAFICI
Presi in esame primieramente i monumenti scritti. I più vetusti codici sono i due antichi frammenti della leggenda della sua vita in carattere longobardo, ed il suo ufficio in carta membranacea con antifone, capitoli, versicoli respensori ed orazioni in carattere romano bastardo. Un minuto esame paleografico dei codici suddetti può menare alla conclusione della lor epoca, quantunque la scrittura longobarda ha durata con si poco cambiamento per vari secoli, che spesso la paleografia è costretta a limitarsi ad alcune congetture. Esaminati e messi a confronto detti frammenti con le tavole di Bernard, e di Norton uno di essi sembra più antico del secolo IX° mentre l’altro ha già le lettere che cominciano a presentare quella specie di angoli che indicano un avviamento alla forma gotico, e che non può appartenere che alla fine del secolo XI°. L’Ufficio poi della Beta Eliena, quantunque copia di altro più antico, non va oltre il secolo XV°.

SARCOFAGO DELLA BEATA ELIENA
Sulla testimonianza poi di Mazzei Reginaldo, Perelli Gennaro, Egizzi Francesco, Puglia Gennaro, nella loro biografie manoscritte rilevasi che il corpo della Beata Eliena fu tumolato primieramente nella spelonga ove da anacoreta visse, ed ove santamente morì, e che di poi esumata nel 534 dal Vescovo Pestano dal sito ubi sanctissimum corpus jacebat venne traslato in “Ecclesiam suam” (Uffizio della Beata p. 3)

A comprovare questo fatto avvenne non a guari lo scovrimento provvidenziale del suo sepolcro. Nel di 25 maggio 1884 gli operai addetti alla sostituzione d’un cancello di ferro a quello di legno di già marcito per garantire l’ingresso della sacra grotta, scavando a caso in uno speco a sinistra dell’altare rinvennero una tomba, da tempo immemorabile, esumata, lunga m 1.80, larga centimetri 55 ricolma di pietre miste a gesso ed a rottami di vasi figulini con frammento di ambolla per contenere balsami.
Nello scavo vanne fuora prima una strato di arenaria dello spessore di centimetri 80, di poi uno strato di solfato di calce idrata (spesso di gesso) di tessitura eminentemente lamellare divisibile in fogliette estremamente sottili, flessibili, bianche, opache, sopra del quale restano ancora le impronte delle piaghe e dell’orditura del linteo di tela col quale il cadavere era stato involto.
Il fondo ed il laterale del sarcofago erano stati rivestiti in muratura ordinaria. Nell’interno del sepolcro si rinvennero un frammento osseo di tibia ed un avanzo del perone della gamba dritta, un dente, due frammenti di costole, ed un residuo dello sterno. Le quali reliquie paragonate con quelle che appartennero al corpo della Beata esattamente vi corrispondono sia per la grandezza, sia pel colorito, sia per l’età (20 a 21 anno) sia ancora perché suppliscono le parti mancanti del suo scheletro che custodivasi in Ariano.
Il sepolcro essendo anepigrafico, per poterlo ricordare, i Benedettini, come era costume di quei remoti tempi, posero sullo stesso gli oggetti tolti dalla domestica suppellettile dell’Anacoreta, che nel sepolcro so son rinvenuti frammenti.
D’essi sono cocci di vasi della razza fabbrica Lucania ed Appula, eccetto quello che contiene il balsamo che è della fabbrica Aretina, ed un frammento di tazza da bere vitria, di molto spessore.
Si sa da Tertulliano (libro de anima c 29) che nei primi secoli della fede ed anche ai tempi di S. Girolamo (IV° secolo) così praticavasi coi cadaveri dei cristiani attalche.
La salma del defunto dopo essere stata accuratamente lavata, poscia aspersa da aromi e da altri odori ad imitazione di quanto fu fatto sul corso di Gesù Cristo, era involta in un linteo di tela che copriva con un leggero strato di calce, alla quale sovrappone vasi un altro strato della medesima sostanza. (Mariano Armellini, Le catacombe Romane p.4) Neo sepolcri anepigrafici per poterli ricordare, si ponevano i rifiuti della domestica suppellettile. Questi segnali, nei luoghi poverissimi erano schegge di mattoni, in altro quanto poteva trovarsi di svariata suppellettile in una casa di quei secoli, onde si veggono ….. piatti…e fondi di tazze…… etc o.c.p.b.

Da ciò risulta che l ’antico sepolcro, il quale venne a caso scoperto a sinistra dell’altare del sacro speco nel giorno 25 maggio 1884.
Con i frammenti delle ossa ivi rinvenuti facenti parte dello scheletro della B. Anacoreta, della stessa età, sviluppo colore e consistenza, e che suppliscono esattamente quelli mancanti.
Dimostrano.
Ad evidenza e senza tema di errore, essere stato questo indebitamente il sarcofago ove primieramente fu deposta la salma della B. Eliena Vergine Anacoreta di Laurino.
Il modo poi come venne tumulata, simile in tutto a quello che pratica vasi dai primi cristiani, secondo la testimonianza di Tertulliano, i rifiuti delle domestiche suppellettili posti in esso sepolcro anepigrafico per poterlo ricordare, il frammento di ambolla che servì per contenere il balsamo con quale era stato asperso il suo corpo, uso poco frequente nell’epoca delle persecuzioni, comuni simo in quello dei tempi della pace, specialmente ai tempi di S. Girolamo (secolo IX°)

Chiaramente provano:
Che antichissimo e dei primi secoli cristiano è il sepolcro testé scoperto Che questo custodi la salma della B. Eliena Vergine Anacoreta di Laurino prima della sua traslazione a Pesto per opera del Vescovo di quel tempo e che l’epoca di detto sepolcro può benissimo appartenere al VI° secolo. Cenobio Basiliano di Rofrano Vetere Altra priva dell’antichità di questa B. Eremita la fornisce il Cenobio de P.P. Basiliani in Rofrano Vetere, ove ancora esistono i ruderi del convento e della Chiesa ricordati nel suo uffizio e dai numerosi suoi biografi. Ai tempi della Beata detto Cenobio era abitato dai P.P. Benedettini soli, o promiscui coi P.P. Basiliani o secondo il costume di qué religiosi.
Questi, che furono i primi custodi del Santuario eretto nella Grotta di Pruno, per liberarsi dalle incessanti incursioni del Greci, de’ Longobardi, de’ Saraceni abbandonarono il loro Cenobio, ed a somiglianza di tanto altri paesi della Lucania, migrarono col popolo, e si trasferirono nel sito, che poi fortificarono, ove ora sorge l’attuale Rofrano, otto chilometri distante dall’antico.
L’epoca precisa è ignota, avvenne tra i secoli VII, VIII e IX, in cui accaddero dette migrazioni, e probabilmente nel secolo IX°. E per fermo, Ruggero II°, fondatore della monarchia napoletana con Diploma dato dal Real Palazzo di Palermo del 1131 concedi la Badia col feudo del neo Rofrano all’abate Basiliano Leonzio, ma non sifatto diploma non fece che confermare al detto Abate le stesse confessioni di suo nipote Guglielmo, e prima di lui di Ruggiero suo cugino, che succedè al padre Roberto Guiscardo nel 1085. dunque il Cenobio di Rofrano Vetere non più esisteva nella seconda metà del XI° secolo. La Badia del neo Rofrano in quel tempo era fiorente con giurisdizione amplissima sopra undici grance, quindi la fondazione del Cenobio preceder dovè l’investitura, almeno nel secolo precedente perché il feudo è sempre posteriore al paese, ed il paese, in questo caso speciale, al Cenobio intorno al quale fu costrutto.
S. Nilo però non fu mai da questi parti. S. Nilo, che nacque nel 906 in Rossano, fondatore della celebre Badia di Grottaferrata in Frascati, e del Romitorio in Roccagloriosa trovo di già esistente il Cenobio Basiliano nel suo Rofrano, perché se ne fosse la B. Elienia visse in epoca a questa anteriore. Traslazione delle Reliquie della Beata Elena a Pesto.
Dall’Uffizio di detta Beata si ha che il Vescovo Pestano trasferì il Santo suo corpo dalla Grotta di Pruno alla sua Chiesa, ciò avvenne nel tempo della dimora de’ Benedettini in detto Cenobio, che non più esistevano nel secolo IX°. Or siccome la città di Pesto fu distrutta dai Sarraceni nel 915 dell’era volgare, la traslazione del corpo della Beata dove’ avvenire prima di quell’epoca funesta. Non ignoro che i Vescovi Pestani di Capaccio portarono ancora per alcun tempo il titolo di Vescovi Pestani dopo la distruzione di quella città, ma ciò verificassi dopo del Secolo X ed in epoca posteriore alla traslazione delle reliquie già dette, e della dimora dei P.P Benedettini in Rofrano Vetere. E ne porge ragione un altro plausibile documento, il nome cioè della Beata anteriore all’origine dei Casati, perché era dinotata col solo pronome di Eliena, senza del nome della gente a cui apparteneva e del cognome di famiglia di cui faceva parte.

Cappella Gorgonero

Dalle biografie ms. già dette si ha che, nel sito detto Gorgonero nel Calore, ove l’arca col Santo corpo della Beata Eliena fermossi a reggente di Laurino, il vescovo Pestano di quel tempo eresse una cappella sacra a suo nome. Questa tuttavia esiste, e sebbene posteriormente ingrandita e rifatta nel 1720, atteso la sua vetusta’, pure conserva in qualche sito ancora l’antica sua costruzione romana di opera in certa. Statua di travertino a Gorgonero. La immagine poi di pietra locale della B. Eliena in essa cappella del pari antica, e sembra che ne confermi l’origine, perché è in attitudine da viaggio. Questa statua grande quanto al vero (m. 1.44) sita nella nicchia ogivale sull’antico e rozzo avanzato alla distruzione della primitiva Cappella, rappresenta la bionda ed austera Eliena a 20 anni d’età, con aria timida ma risoluta della donzella d’azione, in attitudine d’intraprendere lungo viaggio, epperò con le mani sorregge il manto color giallo appuntato sul petto.
Ha forme snelle, delicate, eleganti con pompa esultante di giovinezza, modestamente ascose sotto una tunica rossa rabescata e stellata che vingiù fissata contenia ai fianchi. Il capo è coperto da un peplo con ricche chiome inanellate che cadon giù sulle spalle ed intorno al seno bellissimo, e su quel volto ineffabile la olimpica serenità dell’innocenza incosciente. Ha il viso ovale ispirato sur un collo lunghetto con occhi di colore azzurro profondo e cupo, naso piccolo, bocca parimenti piccola e semiaperta in attitudine di favellare fronte giusta e mento con fossetto. Pare sia il genuino ritratto della Beata eseguito sulla sua maschera e ciò verrebbe ancora confermato dall’altezza del suo scheletro, misurato in m.l. 1,44 che pareggia quello della statua testé descritta.
Questa vetusta immagine, d’un valore eccezionale per l’istoria dell’arte, cristiana occidentale, ricorda la tradizione dell’antica scuola romana, prima della decadenza dell’arte per opera dei Bizantini. Il verismo, accoppiato con la forma ieratica, campeggia su tutta la figura di misteriosa bellezza, ove l’idea è predominante sulla forma.

Ponte a Gorgonero
Posteriormente, nel 1271, Matteo della Porta, Arcivescovo di Salerno, fa costruire un ponte a Gorgonero, concedendo trenta giorni d’indulgenza in pro di coloro che si prestavano per detta opera, il quale servì per accedere liberamente ed a piedi asciutti a detta cappella ed al santuario della Grotta di Pruno (Volpi o.c. p. 50) I vetusti avanzi dunque, della prisca cappella, l’antica statua di travertino locale, il sepolcro ove la beata venne inumata secondo l’antico rito de’ primi secoli della Chiesa ci obbligano a ritenere che quest’Anacoreta abbia vissuto nella prima metà del secolo VI° giusta il parere degli storici Volpi, Di Stefano, Mazzei ed altri biografi della Beata.

Quadri nella Parrocchia di Ognisanti.
I monumenti poi figurati fissano con certezza il culto contaminato e giammai interrotto di questa Eroina. E, primieramente, nell’antica Parrocchia d’Ognissanti, che la tradizione vuole fosse stata edificata su d’un tempio pagano, la Beata Eliena veniva effigiata in 3 quadri su tavola, ora non più esistenti.
Il primo sull’altare maggiore faceva parte di un trittico su cui era rappresentata l’adorazione dei Maggi. Nella visita fatta a questa Chiesa nel 1641 da i Monsignor Carafa si descrive l’Icona del Coro con le seguenti parole; “In chive ad est magna Cona de tabula pieta antiqua et parte suprema in medio est apparitio Santorum Magorim adorantium Iesum Cristun, a destris imago S. Helenae compatriote, a sinistris S. Ionnues” La dolce e bionda Elena era figurata da orante, con mani giunte ed all’impiedi, vestito con tunica bleu e manti rosso, ed intorno al capo coperto con peplo, l’aureola a cerchio d’oro. Ai suoi piedi eravi il distico. AD TE SUPPLIVITER TRISTES HELIENA PRECAM.V.R. || CONFUGIUS POPULUM PROTEGE SANCTA TUUM Il quadro portava la data del MCIII.
Il secondo, sulla cona dell’altare del Cappellone di S. Lucia ricorda ancora nella già detta con le seguenti parole “IUTUS sacellum confratenitatis S. Lucia a destris in coma: imago S. Helenae compatriotae a sinistris vero imago S. Caterinae”
Il terzo ed ultimo sull'altare del Crocifisso de’ Signori Santoro, che nella stessa visita cien ricordato con le parole W Visitavit altare Sanctissimi Crucifisci erecti ex devotione dovi V.I. D. Alexandri Santoro in quo ad est magna Cona de tabula pictaa cun nonnullis irmaginibus S. Cardi Borromei, S. Alexandri, S. Franiscie de Anisioe, et S. Helenae compatriotae” Quest’ultimi due quadri segnavano il primo l’epoca del secolo XIII, ed il secondo l’inizio del XVII.

Quadro nella Chiesa della Collegiata
Il quadro su tavola nella Collegiata id S. Mara, situato un tempo sul maggiore altare a forma di trittico, diviso in sei compartimenti, tra le altre immagini vi è quello della B. Elena, con la scritta “S. Helena de Laurino” La Beata è dipinta come le altre figure, su fondo d’oro con capelli biondi, cascanti in anella, la testa circondata da aureola. Ha il giglio nella dritta, e nella sinitra un libro. Veste semplice tunica aperta al collo e guarnita di merletto bianco trivellato d’oro, stretta ai fianchi, con cinturino terminante a fiocchi dorati, coperto con manto color fiamma.
In un cantuccio dello trittico sta scritto: D. JOANES SACCUS MCCCCLXXXII. Questo quadro diviso in sei pezzi conservasi in sacrestia, dopo rimosso dal posto prima occupava sul maggior altare, e l’attuale abate, con savio consiglio il collocò nella cappella della B. Eliena eretta nella detta Collegiata.

Statue nella Chiesa del Carmine
Nella Chiesa del Carmine trasferito il bellissimo altare maggiore in legno della Chiesa Collegiata sormontato da una piramide della forma di un arco di trionfo a compartimento nicchiato, il tutto messo ad oro zecchino, stupendo lavoro della metà del secolo XV° (1497) come dalla iscrizione che un di leggevasi su detto altare, ed ora svanita. Lo decorano quattro statue, due un terzo minori del vero, e le rimanenti ciascuna dell’altare di centimetri 35. Delle due prime, quella in comune evangeli rappresenta S. ELENA come dall’epigrafe scritta nella base. Vien raffigurata in piedi stante, che stringe con la sinistra la croce al petto. Veste tunica bleu, manto giallo, ed ha i soliti capelli biondi cascanti in anella sulle spalle con aureola circolare intorno al capo.
Questa statua, pari con l’altra di S. ELIA nella nicchia a fianco furon fatte eseguire da Diano Santoro, come dalla iscrizione: “VOT DIANAE SANTORO nel 1609” Scioccamente restaurata nel 1853. Delle altre due, la statuina in cornu evangeli rappresenta San Elena Concivis Laurini come dall’epigrafe nella sua base. Questa immaginetta in legno-dorati, con la sinistra abbraccia un albero di alloro, simbolo della sua patria, ec on la dritta accenna al cuore. La testa è laureata con nimbo della forma di un disco, e con i soliti capelli biondi che inanellati cadon giù sulle spalle. Veste tunica rossa rabescata in oro, ed ha il manto interamente dorato. Questa statuina, con l’altra pari di S. VITO in cornu epistolae, ha la stessa epoca dell’altare di cui fa parte (1497).

Statue nella Chiesa di S. Antonio.
Nella Chiesa di S. Antonio degli ex M.M.O.O. c'era una statua a mezzobusto della Beata, fatta eseguire da Ludovico Sanro V.I.D. nel 1646 come dalla iscrizione nella sua base ottagonale. In origine tanto la tunica che il manto eran dorati, ed i capelli biondi con aureola circolare intorno al capo. Venne dipoi deturpata da sciocco e grossolano restauro con tingere bleu la tunica, e castagni i capelli facendoli perdere il lor colore tradizionale.

Affreschi nella Cappella Ducale, nel Vestibolo e nella Scodella dell’Annunziata
Dei tre affreschi, quello a sinistra del vestibolo che precede l’atrio dell’annunziata rappresentava la B. Concittadina nel bosco di Pruno, (ora distrutta con l’ultimo restauro). Quivi l’Anacoreta era dipinta all’impiedi in un bosco di querce, con a sinistra il simbolo del lauro. Aveva la sinistra mano sul petto, e con la dritta stringeva il giglio. La testa era al solito, laureata e circondata dal nimbo della figura d’un cerchio d’oro. Biondi, come al solito, i capelli, cascanti in anella sulle spalle vestiva tunica gialla con sopravveste di color fiamma, e manto verde. A dritta ed in altro vedevasi il suo angelo dalle ali spiegate, con tunica verde e sopravveste rossa, che indicava alla Beata l’ultima meta del suo viaggio.
Il secondo affresco vedesi nella scodella detta Chiesa dell’Annunziata ov’è rappresentato il Paradiso con la Beata Eliena concittadina genuflessa adorante la Triadi tra S. Caterina a sinistra, e S. Nicola di Bari a dritta un angelo ai suoi piedi gli offre il giglio. La Beata effigiata nella parete di prospetto ed in prima linea. E’ laureata con i soliti capelli biondi cascanti in anella sulle spalle, veste tunica bianca, sopravveste bleu e manto giallo: il capo è circondato dal solito nimbo.
L’ultimo affresco, quello cioè nella Cappella Ducale, tra le altre figure vedesi quella della Concittadina Anacoreta sormontata dallo stemma del primo Duca di Laurino (Giovannantonio Carafa). E’ rappresentato impiedi con la destra stringente un ramo d’alloro, immagine parlante di Laurino, e con la sinistra un libro. Ha tunica rossa, manto giallo i soliti capelli biondi cascanti sulle spalla, ed il nimbo intorno al capo coronato di rose.
Questi tre affreschi appartengono alla 2° metà del secolo XVI; una iscrizione metà cancellata portava data del 15….

Ingrandimento della Cappella
A Gorgonero Statua marmorea Gorgonero. Nel secolo XVIII si pensò ingrandire la Cappella a Gorgonero, e di arricchirla d’una statua marmorea. Rappresenta la Beata impiedi stante, con mani giunte da orante. Ha tunica stretta ai fianchi da un cingolo, ed avviluppata nel manto. I capelli color castano son cascanti sulle spalle e la testa è coronata di rose; l’orlo del manto e quello delle maniche della tunica son di marmo giallo siena. La fisionomia è volgare, senza, ispirazione, le pieghe dell’abito rigonfie, manierato lo stile, questa brutta statua segna o deliri del barocco.

Statua marmorea della Grotta di Pruno Cappella Urbana.
Poco di poi si pensò allocare sull’altare della Grotte di Pruno, una statua del pari marmorea che porta la data del 1730.

Nello stesso secolo XVIII e propriamente nel 1713 si pensò costruire una cappelletta sulla casa ove nacque la Beata secondo la tradizione popolare, ma dopo scoperto nel susseguente anno il corpo della Vergine Anacoreta in Ariano di Puglia (1814).
Venne questa ingrandita e decorata con otto affreschi, i primi quattro nelle lunette, e gli altri quattro sotto la volta. Affreschi nella Cappella Urbana. Rappresenta
il 1° la Beata assisa in solitaria compagnia col capo raggiante di luce meditando sur un libro, con accanto un flagello ed un teschio.
Il 2° la raffigura in piedi stante che stringe la croce con la dritta.
Il 3° in atto di avviarsi alla solitudine del Bosco di Pruno.
Il 4° allorché è prossima ad arrivare nel detto Bosco.
Il 5° allorche la Beata vien condotta per mano dall’Angelo nel luogo designato.
Il 6° la Beata in orazioni innanzi la Grotta.
Il 7° la sua morte, e l’8° la sua apoteosi.
In tutte tali rappresentazioni la Beata veste tunica bleu e manto flammeo, eccetto nell’apoteosi ove la tunica è di color fiamma ed il manto bleu con peplo in testa, e su tutte le figure i soliti capelli biondi cascanti sulle spalle e l’aureola intorno al capo. Statua nella Cappella Urbana.
La Cappella venne arricchita d’una statua all’impiedi di detta Beata, di stile barocco, con la croce nella mano sinistra ed una palma nella dritta. Ha manto giallo e tunica bleu. Tanto gli otto affreschi che la statua di cui è parola vennero fatti eseguire appena compiti l’ingrandimento della cappella, e ciò nel 1724. Statua nella Collegiata a mezzo busto. Nella Collegiata di S. Maria Maggiore il brutto mezzobusto della beata venne eseguito nel 1714 allorché il Vescovo di Ariano fu donata una reliquia dell’Anacoreta al Vicario Rosario Ricci Pepoli e da questa alla Chiesa Collegiata di Laurino di cui era canonico.

Prima incisione a rame
Nello stesso secolo venne per la prima volta incisa in rame l’efficie della Beata che porta la data del 1732. l’Anacoreta è all’impiedi con libro e giglio della dritta, col capo laureato e contornato dal nimbo.

Seconda e Terza incisione in rame
Nel secolo che volge furon fatte eseguire altre due incisioni in rame con l’immagine suddetta, la prima nel 1830? E nel 1882 la seconda.

Statua giacente
E nello stesso anno venne scolpita la statua giacente, contenente le reliquie della Beata provenienti da Ariano, che vennero con la stessa collocate nell’altare della cappella eretta nella Chiesa della Collegiata.

Dal fin qui detto chiaro apparisce che i monumenti sacri, alla memoria della Beata Eliena, concittadina di Laurino, distinti per tempo sarebbero i seguenti:


Secolo VI°
1° Il sarcofago della Beata nella Grotta di Pruno.
2° l’antica cappella a Gorgonero, ampliata nel 1720.
3° l’antica statua in travertino locale in detta Cappella.


Secolo VIII°
La prima Biografia della Beata

Secolo XI°
La seconda biografia

Secolo XII°
il primo quadro nella Parrocchia d’Ognissanti

Secolo XIII°
il secondo quadro in detta Parrocchia

Secolo XV°
1° Il quadro nel trittico della Collegiata 1483
2° La statuina nella Chiesa del Carmine 1497
3° L’uffizio della Beata in Carta membranacea

Secolo XVI°
Gli affreschi nella Cappella Ducale, nel vestibolo e nella Cappella dell’Annunziata

Secolo XVII°
1° La statua nella Chiesa del Carmine 1609
2° Il terzo quadro nella Chiesa d’Ognissanti nella Cappella del Crocifisso dei Signori Santoro
3° Il mezzo busto nella Chiesa di S. Antonio di Padova degli ex MM.OO (1646)


Secolo XVIII°

1° La cappella urbana costruita nel 1713 ampliata nel 1724
2° Il mezzo busto nella Chiesa della Collegiata (1714)
3° La statua marmorea nella Cappella a Gorgonero (1720)
4° Gli affreschi nelle lunette e nella volta della Cappella Urbana (1724)
5° La statua in legno in essa Cappella (1724)
6° La statua marmorea nella Grotta di Pruno (1730)
7° La prima incisione in rame il 1732


Secolo XIX°
1° La seconda incisione in rame (1830?)
2° La statua giacente nella Chiesa Collegiata (1882) con reliquie provenienti da Ariano.
3° La terza ed ultima incisione in rame che rappresenta l’Anacoreta giacente (1882)


Pellegrinaggi alla Grotta
La Grotta poi divenne l’oggetto della universale adorazione, e anche oggi dopo tanti secoli una moltitudine di credenti vi si recano ogni anno in pellegrinaggio. I Benedettini furono i primi custodi del Santuario, di poi i Basiliani fino acché non si trasferirono altrove.
E poiché all’apparir di S. Benedetto, i monaci Basiliani ne adattarono la regola, ciò spiegherebbe perché il Cenobio di Rofrano Vetere, Basiliano in origine venne ancora abitato dal P.P. Benedettini ai tempi della Beata Eliena. Premesso che la culla dei Benedettini fu Montecassino fondato da S. Benedetto nel 1529. E che le reliquie della B. Eliena furono traslate a Pesto nel 534 secondo il Volpi ed i numerosi e valenti biografi di detta Eroina, comprovato ancora dai monumenti testé descritti

Può affermarsi che
l’Anacoreta dové morire almeno l’anno innanzi al 534 atteso il tempo bisognevole per poteri ischeletrire il suo corpo, come ne fan fede gli avanzi rinvenuti nel suo primitivo sepolcro nella Grotta di Pruno.
Che la sua gita alla grotta non poté verificarsi che nel 529, o più probabilmente nel 530 perché non prima di tal epoca poteva essere abitato il Cenobio di Rofrano Vetere dai P.P. Benedettini
che visse quattro anni da Anacoreta: e siccome l’antichissima effigie di questa Beata, che pare sia il suo gemino ritratto riprodotto posteriormente nei quadri e nelle statue, non dà all’Anacoreta più di 20 anni d’età. Conclusioni.

Può quindi ritenersi
1° Che la beata Eliena nacque in Laurino nel 514;
2° Che migrò nella Grotta di Pruno nel 530;
3° Che in essa mori nel 533;
4° Che il suo corpo venne traslato a Pesto nel 534;
5° Che fu ivi rapito probabilmente nel Secolo X°?;
6° Che fu rinvenuto in Ariano nel 1714;
7° Che fa ritorno in Patria nel 1882.

E poiché la vita della Beata si rivelò nel tempo palpitante di manifestazioni ascetiche, irradiate dal scutimento della fede invadente del cristianesimo, le numerose memorie consegnate nella loro evidenza pittorica, scultoria ed architettonica.


ATTESTANO
Ad evidenza la devozione ed il culto religioso dà Laurino alla B. Eliena Vergine Anacoreta e lor Concittadina, dal secolo VI o più evidentemente dal VII ai nostri dì.
Per la qualcosa il sentimento di alto rispetto che si prova dinanzi a tali monumenti, non lascia rimpiangere la deficienza quasi assoluta in alcuni di essi della tecnica dell’arte, avuto riguardo al lunghissimo periodo storico che è compreso dalla comparsa della Beata ai nostri giorni.

Di tutto ciò, ed in attestazione del vero del fin qui detto, se ne sottoscrive la presente fede giurata dall’Archeologo Giustino Pecori
Visto Per la legalizzazione della firma dell’Archeologo Signor Pecori Cavaliere Giustino.
Laurino, 15 ottobre 1891
Il Sindaco Girolamo Consalvo (?)


Si ringrazia Carlo Trotta per avere messo a disposizione i documenti e averli trascritti


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