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Marzo 2010

Cosmo Schiavo
La Madonna della Scordata

Mi sono sempre chiesto, fin da ragazzo, che cosa ci facesse, lì, ai piedi del paese, in un’umile modesta cappella, quel magnifico Crocefisso. Troppo grande, troppo bello per essere posto in una cappella nella quale era possibile ammirare, ancora alla fine del ‘700, affreschi di gran valore e antiquissimae structurae.
Risolsi l’enigma più di una ventina di anni fa, ricomponendo dei “cocci” sparsi e quasi abbandonati.

In scrittura gallo-franca si leggevano chiaramente solo le parole opus, abbas, de aelia.
Nella parete a diritta di detta Chiesa vi stà (sic) un gran Crocefisso antico in legno, dietro al quale in una edicola vi è la seguente iscrizione in caratteri gallo-franchi sopra a stucco segnati con pennello nero.


Si trattava del Crocefisso della Chiesa di S.Lorenzo del Magister Nicolaus de labella. Anno domini (sic) M.CCCCVIII …me fecit. Un Crocefisso dei primi del ‘400!
Me ne avevano parlato i vecchi che conservavano la memoria della traslazione dell’opera dalla gloriosa chiesa cadente, sede della gloriosa campana del Popolo, con un’epigrafe in carattere longobardo, i cui squilli chiamavano a raccolta i cittadini nei momenti supremi della Patria…. Honorem Deo et patriae liberacionem.
Ora fa bella mostra di sé nella Chiesa dell’Annunziata, quasi sempre chiusa al pubblico.
La Scordata era rimasta sola nel suo dolore.

La Scordata….l’altro dilemma che occupava la feroce, amorevole sete di conoscenza. Era curata da Graziella Schiavo, la cappella, fin quando ha potuto: sempre linda, abbellita da freschissimi fiori sciolti variopinti e da piante sulle cui foglie non scorgevi un granello di polvere.
L’ho rivista qualche giorno fa, Graziella, sempre bella: manco a la Maronna pozzu ‘i ‘cchiù.

Sorge, la cappella, di lato all’entrata nord del paese, dove era la porta della Chiaia o di S.Domenico. Chiaia…..Napoli…riviera di Chiaia.
Platja, catalano; playa, castigliano, spiaggia… ma che c’entra con il mare? Bisogna andare, dunque, più indietro nel tempo storico/ linguistico. Al latino plaga, penso, occorre riferirsi, nell’accezione di estensione di terra in piano, dal greco plax, pianura, estensione piana, zona, largo tratto di terra, piuttosto, come alcuni, a pélagos, pianura del mare.
La porta della Chiaia era una porta che guardava verso la Chiaia, una zona piana fuori dalle mura, laddove sorgeva il nosocomio di S.Antonio abate, cioè l’Ospedale municipale per la cura degli infermi poveri, proprio come il quartiere napoletano di Chiaia, nato nel sec. XVI come borgo posto al di fuori delle mura cittadine.

Anche a Campobasso, città di origine longobarda, esiste una chiesa di S.Antonio abate, che sorge appena fuori delle mura della città, fatte erigere dai normanni Monforte, che ne restaurarono anche il castello. Associata vi era la Porta di S.Antonio abate, detta anche Porta della Chiaia. Agli inizi del 1300 fu il primo ospedale di Campobasso; nel 1354 divenne sede della Confraternita di S.Leonardo e di S.Antonio abate. Solo coincidenze?
Ma vi è di più. La Chiaia è associata a S.Domenico. Non mi risultava una particolare devozione, in Laurino, per il santo spagnolo, a meno che il Convento di S.Agostino, di cui non conosciamo la data di fondazione, non fosse sorto come convento dei frati domenicani predicatori dell’ordine dei mendicanti, che seguivano la regola agostiniana, i cui conventi iniziarono a sorgere nel XIII secolo nell’Emilia Romagna.
Poi Bruno Durante mi fece vedere i trecenteschi lacerti della Chiesa di S.Biagio e il bel volto di S.Pietro martire, l’inquisitore domenicano Pietro da Verona, assassinato dai Catari nel 1252 a colpi di roncola. Furono gli Angioini a trasferirne il culto prima a Napoli, poi anche a Laurino.

Il complesso edilizio di S.Domenico, nel quale insisteva la chiesa di S. Pietro martire, fu voluto da Carlo II d’Angiò per realizzare in Napoli un importante centro dell’Ordine. Nel 1557, all’inizio dei restauri del complesso monastico, i frati domenicani decisero di intitolardo a S.Pietro martire. Sorsero, in quel periodo, anche, solo per citarne alcuni, i complessi di S.Chiara, S.Gregorio Armeno, Sant’Antonio abate, S.Maria egiziaca, i complessi assistenziali dell’Annunziata e dell’Incoronata.

A Laurino la Porta della Chiaia era presumibilmente protetta da un’ampia parete rocciosa, di cui si sta facendo scempio. Forse vi era una cappella/chiesetta rupestre, dedicata alla Madonna della Scordata. Dico questo perché a Matera, nel vico S.Stefano, a ridosso del Sasso Barisano, vi è un sacello della Beata Maria Vergine dei derelitti, detta volgarmente della Scordata. Nell’area dei Sassi insistono chiese rupesti databili dall’VIII al XIII secolo. Altra chiesa rupestre, intitolata alla madonna della Scordata, la ritroviamo nel Parco della Murgia materana, a Murgecchia. Tante altre le troviamo diffusamente nel materano più esteso, nel Salento, nel barese, nel brindisino, nel tarantino, nel crotonese, in Sicilia, in zone influenzate dalla presenza bizantina ed italo-greca in particolare tra il IX e il XIII secolo. Se ne conoscono anche d’epoca normanna.

Nel 1542, a Messina, molte persone onorate del popolo, ovvero i cittadini dell’ordine senatorio e molti facoltosi si riunirono nella Chiesa di S.Angelo della Greca (di rito greco), di fronte al Monastero di S.Caterina Valverde, per aiutare fanciulli e fanciulle orfane senza guida e senza educazione, al fine d’evitare che imboccassero strade che li avrebbero condotti ad una vita grama.
Fondarono l’Arciconfraternita di S.Angelo dei Rossi, così detta dalla veste color vermiglio che scelsero in segno di carità, sotto la protezione di Maria Vergine. Era una compagnia di persone onorate, habili, e virtuose, che fossero solamente del popolo, che affidò la sua opera alla Madonna come Madre di fanciulli abbandonati. Il 15 marzo 1543 il Vicerè di Spagna appose la firma di approvazione e diede facoltà di riunirsi nella Chiesa di S.Angelo, sotto il titolo di S.Maria dei derelitti.

A Venezia è nota la Chiesa di S.Maria dei derelitti, detta dell’Ospedaletto, edificata tra il 1575 e il 1577, su idea di Andrea Palladio, su un’area occupata da un ospedale. Lorenzo Lotto, per un periodo, fu governatore dell’Ospedale di S.Maria dei derelitti.
Patrona di Valencia è la Virgen de los Desamparados, appunto dei derelitti, alla quale è dedicata una cappella attigua alla cattedrale.
L’iconografia si trasformerà nella Madonna dei sette dolori, cioè dell’Addolorata nerovestita trafitta dalle spade, rifugio dei derelitti e Madre degli orfani.
Nel famoso film neorealista Sotto il Vulcano il Console, ubriaco, verrà condotto in una chiesetta ad implorare che la Vergine dei derelitti, oramai identificata in maniera generica, ponesse fine alle sue disgrazie.

Nella gloriosa e caritatevole Laurino del Cinquecento, età della Rinascenza, foriera anche di carità, erano presenti, come si sa, numerose opere pie, tra le quali l’Orfanotrofio e lo Xenodochio, ospizio dei Peregrini e poveri viandanti, aggregato, anche quest’ultimo, alla Chiesa dell’Annunziata prima del 1579, quando l’Ospedale di S.Antonio abate, per vari motivi, fu concesso ai padri francescani dell’Ordine dei Minori Osservanti. Tali istituzioni, che perpetuavano antichissime tradizioni, si avvalevano del Ricco Monte Amato (1573) per la cura degli infermi e per aiutare gli indigenti, del
Monte dei Maritaggi (1600), le cui rendite sostenevano povere donzelle e del Monte Santoro (dopo il 1605), per maritaggi e per manutenzione di studenti in Napoli.
In particolare l’Orfanotrofio era un’istituzione per i fanciulli esposti, abbandonati, derelitti. È notizia di un piccolo sugello con la scritta Asilo della virtù perseguitata o… di Laurino. I simboli incisi indicavano chiaramente una destinazione per gli innocentelli “Trovatelli”.
Dunque la Madonna della Scordata, protettrice dei miseri innocenti dimenticati (con contaminazione linguistica di genere e di numero) sembra avere un culto antichissimo di derivazione italo-greca, rinverdito in età angioina e, successivamente, rinascimentale sotto diverse forme.

Si ringrazia Cosmo Schiavo per l'articolo e la foto.

 


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