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Ofelio Vecchio
Eliseo, GIldo e Ofelio Vecchio 1926


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Ofelio e la bella Laurinia
Aquì, entre nosotros
di Cosmo Schiavo


Una lunga lettera… un libro in spagnolo… Buenos Aires, 22 aprile 1999
Qui, tra di noi (La permanencia del recuerdo)

La parte più bella della vita mia furono quei pochi anni della nostra fanciullezza, che ricordo giorno per giorno, attimo per attimo, e fin’anche (sic) i nomi dei miei compagni… seduti davanti la Posta di fronte alla casa di Gabriele Durante e sotto la casa dei Gaudiani, vicino “”l’arco”” dove si trovavano le case “ri chiru ri lu maharu”… 1936... volevamo partire per l’Abissinia… Raimondo (n.d.r. Fiasco), Alfredo Di Motta, Tonino Durante, Roberto Schiavo, Paolino Perelli, Antonio Grippo…
Ci si metteva pure la Chiesa:
… recuerdo che en las riunione de la Acción Católica cantábamos: “ Oh baldi aspiranti d’Italia, venite all’appello, dei giovani cuori profondi, il canto più bello”…y las mismas canzonettas patrióticas: Giovinezza, Primavera de Bellezza…
Forse non era consentito intonare Faccetta nera, bell’abbissina, aspetta e spera che già l’ora s’avvicina…

Ofelio Vecchio con un giovanissimo Angelo Infante
Ofelio Vecchio con un giovanissimo Angelo Infante

Mario Schiavo, più grande di sette anni, insinuò l’atroce dubbio che lì fossero antropofagi. Poi partì, Ofelio Vecchio, il 15 ottobre del 1936, ma per l’Argentina, verso il tango e i tangheros.

E che tango! Che tangheros!

Io vorrei ritornare per amare là dov’è ,
il mio cuore, benedetto fanciuletto con la fe’ .
E il mio cuore innocente, santamente sempre è là,
perché egli ama, perché trova, perché giova la beltà.
È l’Italia per il cuore un amore forte assai,
e allegria della via, nostalgia infinita hai.

Il dialetto lo ricordava e lo scriveva perfettamente, l’italiano… così così.
Fervosamente peronista, come tutta la famiglia, si ritrovò impiegato della Banca di Credito Rurale… e vi restò 47 anni… ne divenne il direttore.
Tra una transazione e un’altra la voce prepotente del cuore lo rapiva incessantemente… e fu scrittore, storico, poeta. Scrive più di venti opere. Del Dicionario onomatólogico era fiero… un’opera in due volumi di più di 600 pagine… 5000 nomi di persone indagati. ‘Na paccía!
Tutto cominciò da quel benedetto nome, che il padre (o chi?) aveva voluto assegnarli (3 soli in tutta l’America!): Ofelio, nome greco, che dà aiuto, soccorso, inconsapevolmente un presagio, un destino, uno sprone. Molto probabilmente non pensò neppure alla dolce e sfortunata Ofelia di shakespeaeriana memoria, ma, piuttosto, credo, all’Ofelia dell’Arcadia di Jacopo Sannazaro, l’antico bifolco innamorato, con la sua sampogna sonora e bella. Forse conservava in famiglia una copia di Laurinia. Favola boscareccia di Giuseppe Vecchio, protonotario apostolico e cantore della chiesa di S.Maria Maggiore. Insomma una fuga dall’avara e dura Arcadia cilentana, per quanto amata e bella. Chissà!

Aveva meno di 2 anni Ofelio, quando il padre dovette lasciarlo, nel febbraio del ’26, con i fratelli Eliseo (4 anni) e Gildo (1 anno), imbarcandosi insieme con il suocero, Angelo Di Motta, e con altri paesani.
Il figlio lo raggiunse nel ’36. Conobbe l’Argentina aristocratica e sofisticata di Buenos Aires, lussuosi edifici, circoli (clubs), teatri, piazze e giardini, grandi parchi, dalla prospettiva di Mataderos, il suo quartiere (mi barrio), 120.000 abitanti nel ’94.
Vi dedicò un libro fortunato:   A Mataderos, con amor.

Mataderos: l’enorme mercato della macellazione, luogo d’incontro tra le genti di campagna e di città, esteso su quasi 8 km² , case basse, traffico intenso, quasi 9.000 abitanti per km², tra gauchos e los coyitas, gli indigeni indii.

Ofelio Vecchio con un giovanissimo Angelo Infante
Baile Feria Mataderos

Conversan con voces gruesas, con malas palabras, que es muy lindo escucharlas y la manos están en al cinto chapeado de monetas del plata o en la redondez del vaso… le mani nella cintura di borchie argentate o cingono il bicchiere… y nadie se desmanda, porque saben todos que cuchillo de cinto non es para campadrear sino para enterrarse en el pecho de otro… nessuno osa uscire di casa, perché tutti sanno che il pugnale che portano alla cintura non è affatto un ornamento, ma è pronto ad entrare profondamente nel petto…

Dal 1986 vi è allestita una spettacolare fiera, con centinaia di bancarelle che espongono prodotti di alto artigianato, spettacoli di dressage di cavalli, corse, incontri di canti e balli, nei locali il ritmato lamento, ora dolce ora concitato, della chitarra argentina. Tutto ora rappresentato nel Museo Criollo de los Corrales: briglie, speroni, lacci, altri oggetti usati dai gauchos.
Esplora il quartiere, la gente, le sue origini… intervista centinaia e centinaia di vecchi… assiste alla distribuzione delle terre. Lo irritano quasi le storie spaventose del quartiere e dei vicini, reali o meno, come le aveva sentite o come erano state immaginate. S’immerge nel sottile confine tra il reale e l’immaginario realistico, raccontando a sua volta, come a chiedere, prepotentemente, dignità di cittadinanza storica e sociale. Scopre il passato del quartiere, salva un’immensa quantità di dati storici, indaga sull’origine del nome delle strade.
Vuole rinnovare, insomma, l’itinerario d’una storia indimenticabile, il pensiero rivolto ad Edmondo Amicis… dagli Appenini alle Ande.

Nel 1930 un milione di Cabecitas nigras, teste nere, s’inurba, andando incontro ad un destino di miseria e d’emarginazione. Solo nei giorni festivi, nel Carnevale, allo stadio di calcio, nelle manifestazioni politiche riescono a conquistare uno spazio pubblico.

Nel ’46 Perón offre loro visibilità sociale a quei disgraziati che venivano dall’inferno rurale dell’interno, ammassati nei quartieri per le genti più povere (il quartiere di Los perales, la Ciudad Evita nel distretto della Matanza ), lindi, all’inizio e forniti di adeguati servizi ( reti elettriche, acqua, gas, fognature) e mezzi di trasporto per raggiungere il centro. Finiscono col coltivare prezzemolo nelle vasche da bagno, svellere i parquets per arrostire la carne ( lo arrancaban para hacerse un asado ), far scomparire i servizi igienici… estorpearon todo, porque ellos no conocían el baño ni el parquet…

S’interroga il giovane sul peronismo e sull’antiperonismo, tenta di interpretare il senso della costruzione di barriere simboliche tra individui e gruppi simili di status sociale e appartenenza politica. Favorecer ante que educar, l’amara conclusione: erano solo favoriti, non venivano educati. Centra il problema: andavano educati alla cultura dell’impegno e della promozione sociale, lui educado, appunto, en la cultura del esfuerzo y la autosuperación… Al pueblo, ante de darle algo hay que educarlo…..es primordial la educatión. Individua con chiarezza le enormi responsabilità di Perón.

Assiste, in questo quadro, alla disgregazione della famiglia e delle famiglie, che interseca tutti i ceti sociali.
Hemos retrocedido, hemos retrocedido en cuando a civilización … abbiamo regredito in termini di civiltà!
China la fronte, il pensiero al suo Asilo d’infanzia, a Zi’ Vicienzo che portava la corrispondenza, a se stesso nella foto insieme con un giovane don Angelo Infante, lui, l’italiano, sinonimo di codardo, alleato con la bestia tedesca, mentre l’inglese era il santo, il Nordamericano il puro, il russo il pulito.

Nell’83 torna a la casa donde naciera, incontra alcuni amici. E gli altri? … me señalaron el monumento y me dijeron: allí están… Cosmo Schiavo, Di Gorga Donato, Durante Salvatore, Pacente Pasquale…

Ofelio Vecchio
Ofelio con Raimondo Fiasco, suo carissimo amico


Aveva già spiccato il volo il mancato pastorello: diviene presidente del locale Lyon’s Club, fondatore della Junta (Consiglio) di Studi storici, membro del Comitato Centrale di Studi Storici, Segretario e Istruttore, per le scolaresche di ogni genere e grado, compresi gli universitari, di tutti i musei di Buenos Aires, occupa ruoli di responsabilità nell’ Ateneo popular e nella Cooperadora Odontologica Infantil etc. etc.
Dona alla comunità, la Patria Chica, la Piccola Patria, la sua biblioteca personale di 4000 volumi, da Dante a Umberto Eco …el pulso o el ritmo de nuestro fuerte corazón, que con su mágico tono, armónica y acompasadamente, arroja hacia nuestras amplis y limpis arteria, nustras azuladas venas y en los liòometrajes de nuestrose vasos per toda la superficie del cuerpo, un caudaloso y rojo torrente sanguíneo que vivificandose, permite que iniciemos, con todas las fuerzas de la racionalidad y del orgullo, un canto que el Himmo de amor y de gloria:” Aquí y Ahoras, entre nostro: Mataderos Corazón”!

Non possono battere diversamente, all’unisono, i cuori dei due figliuoli: Riccardo musico, Laurina maestra.

Laurina… bellissima!

Si ringrazia Cosmo Schiavo per l'articolo e le immagini

 

 

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