Zadalampe- Laurino



Riconosci queste persone?
Home  Persone Testi  |  Fotografie | Documenti
|

 


Giuseppe Durante

Giuseppe Durante in una foto del 1922


Zadalampe.com
info@zadalampe.com

Giuseppe Durante
Il saluto della Regina Madre
e il picchetto al Milite ignoto
di Pina Durante

Al termine della Prima Guerra Mondiale, il generale italiano Giulio Douhet propose che venissero resi i più alti onori alla salma di un combattente caduto in guerra e non identificato.
La legge venne approvata, il Ministero della Guerra nominò una commissione incaricata di portarsi su quelle che erano state le zone di operazioni belliche, a raccogliere undici salme di Caduti che non fossero in alcun modo identificabili; fra questi ne sarebbe stata designata una, che avrebbe trovato definitiva tumulazione al Vittoriano in Roma; tale monumento avrebbe quindi avuto una nuova riconsacrazione e sarebbe davvero diventato “l’Altare della Patria”.

Alla designazione delle salme venne prescelta una commissione costituita da un generale e un colonnello, da un tenente mutilato e da un sergente decorati di medaglia d’oro, da un caporal maggiore e da un soldato semplice decorati di medaglia d’argento, affinché tutto l’esercito nei suoi vari gradi e nelle sue qualifiche fosse rappresentato.
Non doveva essere presente alcunché potesse significare un seppur minimo segno di riconoscimento: solo i simboli di soldato italiano.

Trasferendosi lungo tutto l’arco del fronte, la commissione si portò infine alla zona del Carso e del fiume Timavo ove ultima salma, quella di un soldato che presentava le gambe spezzate ed il capo perforato da proiettili di fucile, costituiva l’estremo simbolo del martirio. Quest’ultima salma venne anch’essa rinchiusa in una cassa di legno identica alle altre dieci che rinserravano le spoglie già raccolte: ormai nessuno, con alcun mezzo, avrebbe più potuto distinguere un caduto dall’altro.

Dopo la benedizione del vescovo di Trieste con l’acqua del Timavo venne scelta Maria Bergamas, una popolana triestina che aveva perduto il figlio, per scegliere la bara. Improvvisamente la donna cadde in ginocchio davanti alla seconda: là dentro c'era "un figlio" e lei era la madre delle madri italiane. Quello sarebbe stato il Soldato Ignoto.

La salma del Milite Ignoto venne rinchiusa in una seconda cassa di zinco, e in una terza di quercia. I simboli la ricoprono: una bandiera, un elmetto, un fucile. Su un affusto di cannone venne trasportata ad un vagone ferroviario che, ornato di fiori mosse verso Roma.

Il 1° novembre, il treno entrò lentamente nella stazione Termini: ad attenderlo c'erano il Re, la Famiglia Reale e le più alte Autorità dello Stato. Dodici decorati di medaglia d’oro trasportarono la salma all’esterno della stazione e la deposero su un affusto di cannone. Il feretro venne collocato all’interno del tempio di Santa Maria degli Angeli ed esposto al pubblico.

Il 4 novembre 1921, al Vittoriano, sotto la statua della dea Roma, il loculo attendeva il Milite.

Più di trecentomila persone accorsero per quel giorno da ogni parte d’Italia e più di un milione di italiani facevano massa sulle strade di Roma. Il corteo avanzò lungo Via Nazionale, lungo la quale erano rappresentati i soldati di tutte le armi e di tutti i servizi dell’Esercito. Dinanzi al gran monumento, in piazza Venezia, un picchetto d’onore fu schierato in quadrato, mentre 335 bandiere dei reggimenti attendevano il Soldato.

Prima della tumulazione, un soldato semplice pose sulla bara l’elmetto da fante. I militari presenti e i rappresentanti delle nazioni straniere erano sull’attenti, mentre tutto il popolo in ginocchio. Inserito il feretro nel loculo, si era compiuto il viaggio di un eroico soldato, idealmente accompagnato da altri seicentocinquantamila invisibili.

Di quel picchetto d’onore schierato faceva parte un laurinese, orgoglioso per essere stato scelto per tale compito.

Si trattava di GIUSEPPE DURANTE nato a Laurino il 27 Dicembre 1901 militare nel 1921 e dal fisico prestante, tanto da essere richiesto come Corazziere per far parte della guardia del Quirinale, l’attuale gendarmeria che scorta il Presidente della Repubblica, ma lui, legato alla sua terra e alla sua famiglia, declinò l’invito ad arruolarsi nei carabinieri, arma di cui fanno parte appunto i corazzieri presidenziali e tornò a casa dopo i 18 mesi di militare.

Raccontava con orgoglio a noi nipoti quel giorno, diceva di vedere sempre davanti ai suoi occhi quella bara che passava lentamente, nella carrozza la Regina madre che gli fece un cenno di saluto con la mano, la vicinanza quasi epidermica con il Re, lui, che era il più alto fra i membri del picchetto, insomma come diremmo oggi “Io c’ero” !

Ogni volta che veniva a Roma a trovarci non mancava mai una visita all’altare della Patria ed ogni volta raccontava di nuovo quel giorno, indicando fisicamente il punto dove era stato fermo, da dove erano arrivati, dove era passata la carrozza della famiglia reale, dove era sceso il Re, dove andarono dopo, e riviveva quel momento in maniera così intensa da far ogni volta scendere una lacrima sul suo volto.

Nonno Peppo non c’è più dal 25 Luglio 1994 ma se penso a lui tra i tanti ricordi sicuramente uno dei primi che mi viene in mente è proprio questo bel racconto, racconto che fa parte della storia di ognuno di noi, della storia di noi italiani e non solo della nostra famiglia!
Sicuramente lo racconterò a mio figlio, per fargli conoscere un altro aspetto del suo bisnonno, così dolce, così lavoratore, così forte, così alto ma soprattutto così orgoglioso di essere italiano.

 


Si ringrazia Giuseppina Durante per l'articolo e le immagini

 

 

Creative Commons License
This opera by http://www.zadalampe.com is licensed under a
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia License.
Zadalampe.com   info@zadalampe.com