Zadalampe- Laurino



Riconosci queste persone?
Home  Persone Testi  |  Fotografie | Documenti
|

 




Zadalampe.com   info@zadalampe.com

2012

Nicola Maria Rossi
( Laurino, 6/12/1733 – Napoli, Piazza del Mercato, 8/10/1799)
Mino Schiavo

Forsan et haec olim meminisse iuvabit
“Forse un giorno ci sarà gradito ricordare anche queste cose”,
parole pronunziate da Luisa Sanfelice in punto di morte
( Virgilio, Eneide, I, 203)

 

Alcuni anni fa (2004) fu trasmesso per televisione un magnifico sceneggiato in due puntate dei fratelli Taviani, interpreti principali Laetitia Casta e Adriano Giannini, sulle tragiche vicende che coinvolsero Luisa Sanfelice, la gentildonna napoletana giustiziata nel 1799 a Napoli, in Piazza del Mercato, eroina involontaria, come la definì Benedetto Croce, ma fiera e senza esitazioni dinanzi al boia. [1] La mannaia la colpì ad una spalla; il boia la finì tagliandole la testa con un coltello. Aveva 36 anni, madre di tre figlioletti.


Il suo ritratto è in questa miniatura dell’epoca, in basso, insieme con alcuni martiri della Repubblica Partenopea. È effigiata, in alto, anche la marchesa Eleonora Pimentel Fonseca, patriota per scelta convinta. Molti paesi li ricordano, quegli eroi, attraverso un monumento, una lapide, l’intitolazione di una piazza o di una via; alcuni celebrano una messa in suffragio in occasione di particolari ricorrenze. Anche il paese natale gli ha dedicato una via. Idealmente nella miniatura vi è anche NICOLA MARIA ROSSI, laurinese, condannato il 6 ottobre [2] , morto impiccato dopo due giorni nella stessa Piazza del Mercato, alle ore 15, [3]  con l’amico avvocato Domenico Antonio Pagano, appena 37 anni. I loro corpi furono gettati nei sacelli della cripta della Chiesa del Carmine Maggiore, dove le misere ossa giacquero insieme con quelle di altri 33 giustiziati fino al 1992. Il 29 ottobre lo raggiunse l’altro amico e collega Francesco Mario Pagano.

Questo il documento attestante la “sepoltura”. [4]

Alla barbara morte seguì la più barbara confisca dei beni a danno degli sventurati eredi, i quali si videro togliere la casa “palaziata” in Laurino col suo giardino innanzi alla parrocchia di Ogni Santo, quattro vigne, un pascolo e un orto. [5] … Famiglie intere già ricche o ricchissime caddero nella più desolante miseria: e povere vedove dei giustiziati stendevano la mano all’elemosina per se (sic) e i figliuoli. [6]

La storiografia laurinese di fine Ottocento dedica pochi righi alla sua famiglia, d’origine lucana. A lui, autorevole concittadino, neppure uno e mezzo! ( Nicola che morì impiccato nel 1799 quale condannato politico, come della storia del Regno -così -). Non è citato tra i laurinesi illustri. Eppure era un valentissimo e stimatissimo professore universitario, detto l’Organo, appunto per la vastissima cultura e le opere. [7] Diversi furono i professori universitari giustiziati. Tra questi il famoso Francesco Mario Pagano, anche lui di origine lucana, membro del Governo provvisorio, estensore della carta costituzionale della Repubblica.2 Nicola Maria e Francesco Mario si frequentavano quasi ogni giorno nei corridoi e nelle aule dell’Università; incontravano don Vincenzo Troisi, di Cava de’ Tirreni, docente di Storia delle Religioni, giustiziato il 24 ottobre, pur innocente; passeggiavano insieme lungo le belle vie di Napoli; si vedevano nelle frequenti riunioni organizzate dagli amici più intimi. Condividevano idee, speranze, timori. [8]

Certamente erano con loro anche l’altro laurinese, Giosuè Sangiovanni, che diverrà, dopo alcuni anni, emerito professore di zoologia, esule a Parigi proprio a causa delle vicende del 1799, il salernitano Francesco Conforti, professore primario di Storia sacra e profana , teologo di Corte, nella stessa Università, grande avvocato, ministro dell’Interno della Repubblica  [9] anche lui giustiziato il 7 dicembre di quel terribile anno. Nel proclama, che sarebbe stato divulgato in tutto il regno, ovvero la Repubblica, aveva posto al centro l’educazione della gioventù (…domani essi saranno cittadini e Magistrati e dalla loro buona o cattiva educazione dipende la felicità o la infelicità del popolo del quale essi stessi formano una parte), e lo sforzo immane di trasformare la plebe in popolo attraverso due mezzi utili e adatti: le sale d’Istruzione e di educazione, nonché il teatro(il Teatro, onde si propaga egualmente il vizio e la virtù a misura della direzione che gli si dà, dove formare uno degli oggetti più gelosi della cura e vigilanza delle Amministrazioni per non soffrire che il popolo venga da latri sentimenti animato che da quelli del patriottismo, della virtù, e e della più sana morale). [10]
Lo si lesse, prevedibilmente, anche a Laurino. Indipendentemente da come andarono poi le cose, che splendida pleiade onorava l’arte al 1799.Picinni, Fischietti, Paisiello, Furno, Capotorti, Fenaroli, Cimarosa, Zingarelli, Palma, Gugliemo(Pietro Carlo) Fighera, Mosca! [11]
Di lì prese avvio la bella stagione anche del nostro teatro, nell’arte musicale e nella rappresentazione delle migliori commedie.

Da giovani Antonio Genovese e Gaetano Filangieri li avevano allevati tutti come figli. È molto probabile che spesso incontrassero don Vincenzo Spinelli, il IX Duca di Laurino, uscito dal suo bel palazzo con la sorellastra Chiara Maria, Dama di Corte, esule, poi, a Parigi ..., conosciuto di spirito repubblicano… osteggiato dai “Lazzari”, popolani fedeli al Re, in quanto ritenuto uno dei responsabili della zecca per la coniazione delle monete della Repubblica. [12]
Il nonno Troiano (1712-1777) fu un grand’uomo. Allievo di Gian Battista Vico e amico degli “illuminati” Ferdinando Galiani e Gaetano Filangieri, degli architetti Ferdinando Sanfelice e Luigi Vanvitelli (proprio quello della reggia di Caserta), di vasta cultura umanistica, su suo progetto fece restaurare il palazzo napoletano in via dei Tribunali. Fu legato strettamente alla Massoneria, molto probabilmente come “Maestro”. Ne sarebbe stato fiero. Bella gente, vero? E a Laurino? Nel quadro degli avvenimenti di quel periodo Laurino era una piazza importante. Aveva un carcere, anche se piccolo, come scriveva Raffaele Perelli, regio luogotenente, presentando le lamentele dell’Università per i costi di guardiania e di mantenimento al sedicente Ispettore e Comandante dell’Armata Cristiana , D.Felice Antonio de Falbo.  [13]

Don Antonio Marino, intanto, prete, aveva bruciato in pubblico i ritratti dei sovrani, ospitando il commissario francese Giovanni Rossi. Ne ebbe in premio la Regia Abbadia di S.Pietro di Aquara. [14]
Imperversavano D. Domenicantonio De Bellis, barone di Perito e Rosario Ciardulli, barone di Ostigliano, che vi risiedevano, per aver sposato nobildonne laurinesi. Il Ciardulli aveva ricevuto l’ordine dal de Falbo di riunire delle truppe in massa; lo stesso de Falbo scriveva da Laurino al Ministro Plenipotenziario, Monsignor Ludovico (ma Ludovici), vescovo di Policastro. [15]


                       Pianta di Santa Maria del Carmine Maggiore in Napoli
                          Nicola Maria Rossi fu sepolto nella Congregazione

Fu allora che in seguito ai deliberati procedurali si ordinò la distruzione dei Gaudiani, dei De Gregorio e di tutta la famiglia dei signori Pagano, col dichiararli giacobini… Il Capo specialmente di quest’ultima famiglia a nome Raffaele era quello che dominava nel paese e dirigeva gli affari sì amministrativi che giudiziari, così che tutta la popolazione dipendeva dai suoi consigli… Massacrati tutti questi verso le ore 12 l’Italia - così - giorno di Venerdì Santo, suonarono le campane a gloria e gridavano:li abbiamo uccisi tutti ( i membri della famiglia Pagano).

Poi ci pensò il famoso e Capitano Benedetto Sangiovanni [16], fratello di Giosuè, a fare giustizia sommaria di quei carnefici. E di Nicola Maria Rossi? Nessuna traccia. Con ogni probabilità aveva lasciato giovanissimo il paese per andare a studiare a Napoli. Di lì aveva certamente vissuto anche le vicende laurinesi. Tuttavia la sgangherata storiografia ottocentesca non poteva non conoscere gli avvenimenti napoletani. Anzi mostra di conoscerli bene. Gli si attribuiscono tre figli, Antonio, Achille, Carlo (detto), impegnati in carriere militari. [17]

Lo stesso “silenzio” rispetto agli avvenimenti del 1848, di notevolissima portata. Solo pochi accenni. [18] Nulla sull’impegno liberale e democratico degli ultimi duchi Spinelli. Mettere le mani nella scottante materia dell’incerta e variegata scacchiera dell’area liberale o liberaleggiante, lacerata, al suo interno, da interessi opportunistici e da beghe localistiche, forse fu giudicato inopportuno.

Liberali e liberaleggianti della prima e dell’ultima ora…si barcamenavano come meglio potevano. Nei momenti decisivi erano latitanti. Fuggivano, si nascondevano. Don Alessandro Rossi, figlio di Nicola, nipote, a sua volta del Nostro, e suo figlio Prospero, liberali moderati, nel corso dell’800, erano ancora a Laurino, l’uno lungimirante Cancelliere comunale, l’altro impiegato comunale. Si sa come vanno certe cose. Vivevano, credo, onestamente, impelagati, non so quanto in buona fede, nelle solite ricorrenti beghe locali. Certamente una vita abbastanza grigia. Avevano qualche proprietà, non più di tanto, un po’ di terra e, soprattutto, uno stipendio fisso mensile. Che non era poca cosa, come dimostrerà la storia successiva. [19]

Prospero fu accusato, insieme con molti altri, di aver usurpato possedimenti demaniali in località Piano del Fiume. [20]
Altri tempi. Il Risorgimento si era già da tempo chiuso in maniera alquanto ingloriosa. Ma questa è un’altra storia.


1 Un altro memorabile sceneggiato fu trasmesso nel 1966, interpreti principali l’impareggiabile Lydia Alfonsi ed il grande Giulio Bosetti. Del 1942 è il film tratto dal romanzo La Sanfelice di Alexandre Dumas padre;

2 Nella stessa seduta la Giunta di Stato condannò un figlio a dieci anni di esilio, v. C.DE NICOLA, Diario napoletano – Dicembre 1799/Dicembre 1800, Napoli, 1963, p. 409;

3 v.L.CONFORTI, Napoli nel 1977, Ernesto Anfossi, Napoli, 1889, pp.180-181;

4 È un foglio dell’elenco dei Martiri giustiziati dal 29 agosto 1799 al 1 febbraio 1800, Archivio Storico Diocesano di Napoli, Registri dei Bianchi della Giustizia Scrivano Minutolo 1799/1800, in M.TORINO-A.OREFICE, Ricerca storico scientifica intorno all’ipotesi della presenza dei resti di alcuni martiri della Repubblica Napoletana del 1799 nella Chiesa del Carmine Maggiore in Napoli, Annali 2009 – Rivista di Ateneo, vol. I, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli, p.202. Si tratta di un manoscritto in cartapecora in 8° grande in folio, diviso in due volumi con i seguenti titoli :1° vol. Scrivano Calà1798-1799, fasc.105, n°5; 2° vol. Scrivano Minutolo 1° , 1799-1800, fasc.105, n°6. Don Domenico Capece Minutolo era il Segretario della Congregazione di S.Maria Succurre Miseris, volgarmente detta Congregazione dei Bianchi della Giustizia, v. L.CONFORTI, op.cit., pp.139-140;

5 M.D’AYALA, Vite degli Italiani benemeriti della libertà e della patria, Napoli, 1883, pp.533;

6 L.CONFORTI, op.cit., p.299;

7 Fu titolare della cattedra detta dei Primi rudimenti. Scrisse Orazione per le nozze del re di Napoli (1738, data quasi sicuramente errata), Difesa del capitolo e della cittadinanza della terra di Cassano (1744, data quasi sicuramente errata), Per le doti del principe di Tarsia (1754), Dissertazione intorno ad alcune materie alla città di Napoli appartenenti (1758), Riflessioni politico-legali sull’obbligazione e sulla necessità del sindacato dei Vicari ed ufficiali de’ Vescovi (1773), Della monarchia (1779), Sulla scelta de’ magistrati in una repubblica (1799) ( v. M.D’AYALA, op.cit., pp.532-533);

8 Un suo discendente, ANTONIO PAGANO è l’autore dei casi funesti avvenuti in Laurino nel 1799, Stab.tipogr. Perrotti, Napoli, 1864, ristampato da M.GAUDIANI, Prem. Tipogr. Del Commercio A.Volpe e &, Salerno, 1899;

9 v.L. CONFORTI, op.cit., p. 220;

10 ivi,pp.308-309;

11 ivi,pp.310;

12 G.C ONFORTI-A. GRISI-M. MARESCA, la Rivoluzione del 1799 – Alburni e Principato Citra, Arci Edizioni Postiglione (SA), 1999, pp.339-341;

13 Ivi, pp.472-473;

14 Nato il 10/2/1763 da Giovanni e Anna Rosaria Vertullo; ordinato sacerdote nel 1788 (ADV, OO.SS., vol.74), v. ivi, p.482;

15 Ivi, rispettivamete p.482 e pp.497-498 / 499-500;

16 Si può leggere il mio intervento sul Sangiovanni qui www.zadalampe.com [link];

17 v. G.PECORI, Laurino e l’omonimo stato, Ed. Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Agropoli, 1994, p.94;

18 Si può leggere il mio intervento sulla famiglia De Gregorio su www.zadalampe.com [link];

19 v. C.SCHIAVO, Proprietà, lavoro e potere nel corso dell’Ottocento – Indagine su un paese campione del Cilento – Laurino, Galzerano editore, Casalvelino scalo (SA), 1980, passim;

20 Ivi, p. 219;

 

 


Creative Commons License
This opera by http://www.zadalampe.com is licensed under a
Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia License.
Zadalampe.com   info@zadalampe.com