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Un musicologo del primo Rinascimento
Frate Paulo de Laurino dell’Ordine
dei Frati eremitani di Sant’Agostino

Mino Schiavo

Il nome di Fra’ Paolo da Laurino, nato, presumibilmente, negli ultimi decenni del Quattrocento, va associato a quello di Fra’ Felice Milenzio [1] (Laurino, 1568 o 1569/Napoli, Convento di San Giovanni a Carbonara, 1646), Laurini laurus, gloria e vanto del paesello dell’impervia Alta valle del Calore, tanto distante dalle realtà culturali più importanti del Regno, e di Fr. Thaddaeus Caputo à Laurino [2], vissuto in epoca di poco anteriore, forse parente del Milenzio da parte di madre [3], entrambi, per un periodo, Vicari Generali della congregazione della bella chiesa di San Giovanni a Carbonara ubicata nel centro storico di Napoli.

Si occuparono anche di teoria musicale. Non c’è da meravigliarsi, considerata la grande tradizione musicologica degli Agostiniani, iniziata proprio con lo studio dei sei impegnativi libri del De Musica del grande santo d’Ippona.

M.(agister)  -  La musica è scienza del misurare ritmicamente secondo arte. Sei d'opinione contraria?.
D.(iscipulus)  - No forse, se mi fosse evidente che cos'è misura ritmica.
M.  - Non hai mai sentito usare il termine misurare ritmicamente, ovvero l'hai sentito usare con significato non attinente al canto e alla danza?
D.  - Giusto. Ma io osservo che misurare ritmicamente deriva da misura, poiché la misura si deve usare in tutte le opere d'arte, ed invece molti pezzi di canto e di danza sono assolutamente illiberali. Vorrei quindi comprendere con esattezza che cosa significa misurare ritmicamente, questo termine, col quale da solo, si esprime la definizione di una disciplina tanto importante. Infatti per possederla non basta apprendere quanto sanno i vari cantori e mimi [4].

Semplificando, la musica, per Agostino, si distingue da tutte le altre arti, è al centro della conoscenza filosofica, educa l’uomo, il cui dovere più grande, suo tramite, è quello di far rivivere l’armonia del mondo dissolta dalla caduta degli angeli, in un inno perenne di lode al Creatore come quello dei beati.

Padre Magister Taddeo, sacrae Theologiae Professor, e Felice, anch’egli Padre Magister [5], il primo nel disporre in forma Hymnodica il libro dei salmi di Davide e un’orazione di Sant’Agostino (Oratio D.P. Augustini, dum civitas Hipponensis ab Exercito Barbarorum esset obsessa), l’altro nell’offrire una seconda edizione in ottava rima della stessa [6], con ogni evidenza erano impegnati nel seguire, nello specifico, gli insegnamenti del Maestro.

Paulo de Laurino è annoverato tra i musicologi più importanti dell’inizio del XVI secolo insieme con Giovanni Spataro, Johannes Legius, Pietro Aaron, Francesco Lupino, Bernardino da Pavia, Hieronimo Maripietro, Nicolaus Olivetus, Giovanni Maria Lanfranco, don Lorenzo Gazio ed altri [7].

Nel manoscritto in nota citato, le cui epistole comprendono il periodo 1517-1541, risulta destinatario di due lettere [8].


La campana dell'Annunziata a Laurino

Copia del Manoscritto Vaticano 5318
Biblioteca Liceo Musicale di Bologna

Giovanni del Lago [9] lo chiama venerabile religioso Fra Paulo de Laurino dell’Ordine delli Frati Eremitani, come confermato dalla sigla O.E.S.A. del codice Vaticano latino, di cui alla nota precedente [10], rispondendo, in maniera puntuale, circostanziata e capillare a specifici quesiti di teoria della musica che Fra Paulo gli aveva posto.

Nella prima (15 luglio 1525, da Venezia) si tratta di come si deve intendere la figura breve, et la sua pausa…e la semibreve, contraddistinta da segni particolari e delle proporzioni, dissentendo dai maggiori teorici del tempo, peraltro già in accesa polemica tra di loro, Giovanni Spataro Bolognese (Bologna, 1458?/Bologna, 1541) e Franchino Gaffurio Laudensis (di Lodi, Lodi, 1451/Milano, 1522), mostrandosi sempre disponibile ( Prego V.P. che quella me perdoni, se io non havesse così satis fatto al suo desiderio, secondo lei haria voluto. Io hò fatto quello che hò potuto, et secondo le tenui forze del mio piccolo e basso ingegno, se altro posso per lei, comandi perche (sic) tanto non farò, quanto non potrò).

Nella seconda ( da Venezia, 15 aprile del 1525) si tratta del nascimento del modo così maggiore come minore, et similmente della prolazione [11]maggiore et minore nella musica misurata [12], dimostrandosi altrettanto disponibile (Se in altro io posso per V.ra Paternità [13]quella mi comandi alla cui buona grazia mi offro, et raccomando).

Si tratta, evidentemente, di “questioni” importanti nella evoluzione rinascimentale della musica e del canto nella forma polifonica, dispute tecniche inserite in un più vasto, dirompente quadro umanistico e filosofico se il Gaffurio teorizza l’assimilazione della musica alla scienza dei numeri ed alle proporzioni matematiche sulla scorta della tradizione pitagorica e neoplatonica che riteneva l’armonia dei suoi risultante da precisi rapporti numerici. La musica, pertanto, doveva essere considerata non solo un’arte pratica, ma una era e propria disciplina speculativa, con specifiche leggi simili a quelle che ferreamente presiedevano al moto dei corpi celesti.

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Pietro Aaron, De Instituzione Harmonica


Pietro Aaron lo chiama reverendo padre Frate Paulo napolitano come fratello amantissimo [14].

Dunque esisteva una grande familiarità, profondo affetto e stima da parte del notissimo musicologo, prediletto da papa Leone X (1475-1521), il secondogenito figlio di Lorenzo dei Medici, grande umanista, amante della musica ed egli stesso musicista, che lo sostenne nella fondazione, a Roma, nel 1516, di una schola cantorum [15].

L’Aaron lo chiama napolitano, in quanto il paesello d’origine era nel Regno di Napoli, ma forse anche perché lo considerava “napolitano”, in quanto lì svolgeva il suo ministero e si dedicava ai suoi interessi di teoria della musica. Proprio a Napoli, con ogni probabilità aveva conosciuto il “fratello” , lui che si dice, fin dal 1525, dell’Ordine dei frati cruciferi, ospedalieri e canonici regolari sotto la regola di S.Agostino [16].

I cruciferi erano presenti in cinque province tra cui Venezia [17] e Napoli [18]. L’Aaron soggiornò per un certo periodo proprio a Venezia, dove probabilmente conobbe Giovanni del Lago, prete, nel periodo 1520-’43, nella chiesa di Santa Sofia.

Punto di riferimento di frate Paolo, ma soprattutto di Felice Milenzio, fu certamente il salernitano Geronimo Seripando (Troja, 1493/Salerno, 1563), di cui curò l’edizione di tutte le opere, probabilmente confratello in San Giovanni in Carbonara, delle cui confraternita fu Vicario Generale dal 1523 al 1538, poi Priore Generale dell’Ordine (1539-1555), arcivescovo di Salerno dal 1554, infine Cardinale di Santa Romana Chiesa dal 1561. Sotto la sua guida l’Ordine si espanderà nelle Americhe, in Asia, in Africa, nel Giappone [19].


La campana dell'Annunziata a Laurino

Geronimo Seripando


Tre fratelli: Paolo, Taddeo e Felice, laurinesi, eremitani di sant’Agostino, giovani aspiranti sacerdoti nel bel convento gotico di Laurino, che spettava alla Provincia napoletana, eretto, forse, nel 1315 per volere di un Sanseverino, forse Giacomo (? /+ 1348), figlio di Tommaso (1252 c.a/ 1336) e di Sveva Avezzano (1275-1308), soppresso nel 1652.

Frate Felice vi entrò nel 1583, a 15 anni. Ordinato sacerdote nel 1589, aderì alla Congregazione Carbonaria, nel 1593 conseguì il baccalaureato in teologia, nel 1600 fu nominato Vicario Generale della Congregazione, poi priore generale dell’Ordine, arcivescovo, cardinale, legato al Concilio di Trento.

È lì che veniva educata al canto, insieme con le altre arti liberali del trivio e del quadrivio, la gioventù laurinese votata al sacerdozio. Esisteva certamente una schola cantorum. Si studiavano anche i bestiari e il simbolismo, di cui erano interpreti grifi ed ippogrifi, della cui esistenza non si dubitava minimamente, e che ritrovavano nelle magnifiche sculture degli scranni del coro ligneo della Chiesa Madre, la Collegiata di Santa Maria Maggiore, segni della presenza di Dio e della realtà ultraterrena.

Non è infondato pensare che a Paolo, a Taddeo e a Felice fosse affidata la prima carica nella rigida ed articolata gerarchia del coro, magistri, titolo, peraltro, che era conferito a quei chierici che avessero terminato, dopo nove anni d’impegno severo, gli studi delle arti liberali e si fossero particolarmente distinti (magister in artibus) per eventualmente proseguire negli studi superiori al fine di conseguire i titoli universitari successivi.

Le lezioni della facoltà di teologia, per tutto il Cinquecento, si tenevano nell’imponente complesso di San Domenico Maggiore, a poche centinaia di metri da San Giovanni in Carbonara.

Taddeo e Felice sono detti Padri Magistri di teologia [20]; Paolo forse è un semplice fratello, ma venerabile e reverendo, espertissimo di teoria musicale. Non c’è dubbio che, in età giovanile, accompagnassero i pueri cantores, soprattutto nelle solennità, al centro dell’aula in cui era ubicato il coro ligneo, dove era il grande leggio su cui poggiavano i grandi “libri corali”, la cui musica era codificata in segni definiti tra righi e spazi, non più tenuta a memoria.

Questo avveniva in una realtà definita periferica. Non bisogna meravigliarsi. È una delle manifestazioni di un ambiente dotto, molto dotto, che vede la presenza di artisti, letterati, uomini di legge, religiosi, famiglie nobili di prim’ordine certamente a contatto con il centro napoletano nel quale operava il fior fiore degli artisti, letterati, scienziati, intellettuali del Regno, in particolar modo ai tempi di Ferrante Sanseverino (1507-1568), grande principe rinascimentale, e dell’infelice bellissima Isabella di Villammare (1503-1559), guidata, in qualità di precettore, non solo nelle lettere latine e greche, da un umanista del livello di Pomponio Gaurico (Gauro, Salerno, 1481 o 1482/Castellammare di Stabia, 1530). Nel loro palazzo napoletano erano accolte le esecuzioni musicali all’avanguardia [21].

Di lì a poco (1563), quasi alla conclusione del Concilio di Trento, iniziarono a sorgere i seminari diocesani, volti a garantire una più salda preparazione culturale ed una più profonda formazione spirituale ai candidati al presbiterato. Anche a Laurino (1580) [22], cosicché la “Scuola” del Convento di S.Agostino, che gli studiosi ottocenteschi di storia locale indicano come “Ginnasio”, favoleggiando che vi avessero insegnato anche Pitagora ed Ippocrate, si trasforma, diviene altra cosa.

La campana dell'Annunziata a Laurino

Forse le arti divennero meno liberali. Certamente l’insegnamento della musica, nel senso che abbiamo cercato di delineare, ne uscì profondamente mortificato.

La tradizione musicale fu raccolta dagli antichi conservatori ecclesiastici napoletani dopo il 1565, nati come orfanotrofi, per primo quello di S. Maria di Loreto [23], nei quali, oltre ad un mestiere, s’insegnava canto e, poi, musica.

 

 


1  v. D. A. PERINI, Bibliographia Augustiniana, vol. II, Firenze, Typografia Sordomuti, 1931, p. 217; R.BECKER, s.v. Milenzio, Felice, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, vol.74 (2010).

2  v. D. PERINI, op. cit. vol. Ii, 1929, p, 197. Nel Convento di Sant’Agostino in Laurino vi era l’ altare della famiglia Caputi di cui donna Porzia Longo moglie di Bernardo Caputo nel 24 agosto 1571 nel lasciare erede suo marito dei suoi beni, donava alla cappella S.Bernardino nella Chiesa di S.Agostino (v. G.PECORI, Laurino e l’omonimo Stato, Ed. Centro di Promozione Culturale per il Cilento, Acciaroli (SA), 1994, p. 142);

3  Girolama Caputo;

4  De Musica, libro I, 2,2;

5  Il titolo di Magister era conferito a chi avesse portato a termine gli studi delle arti liberali, Magister artium. Gli studi proseguivano nelle Universitates, che conferivano il titolo di doctor. Padre Taddeo è anche genericamente insegnante di teologia (Professor), ma ambedue, da queste indicazioni, non sembrano aver conseguito la laurea dottorale. Le Università pontificie medioevali rilasciavano un titolo di studio di I livello, il baccalaureato, cui seguiva la licenza ed il dottorato. La “licentia docendi” rilasciata a Parigi, Bologna e Salerno ha valore universale: essa permette di insegnare “ubique locorum ac per universum terrarum orbem”, cosa che non vale per le altre università…per ottenere il titolo di “doctor” occorrono cifre consistentissime. La ceriminia prevede infatti cortei, addobbi, banchetti sontuosi, regali e mance un po’ a tutti,a cominciare dai professori. Si calcola che la sola cerimonia di laurea possa costare a uno studente quanto la sua permanenza per quattro o cinque anni nella città universitaria. Ecco perché la maggioranza degli studenti preferiva non laurearsi, ma accontentarsi di quella “licentia”…la scorciatoia era quella di ottenere il titolo non sottoponendosi agli esami regolamentari, ma per mezzo di una bulla o di un breve pontificio, ma l’espressione “doctor bullatus” fu usata comunemente per definire un laureato mezzo idiota (v. C.FINOCCHIETTI, Uno sguardo d’insieme, in “Universitas Quaderni 23”, Roma, 2005, pp.16-17);

6  Historia de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus auctore Fr. Dominico Antonio Gandolfo Genuensi, Romae, Typis Ioannis Framcisci Buagni, MDCCIV, p.381: P. Magister Thaddaeus Caputus à Laurino Vic.Gen. Carbonariae, habetur in principio libri Psalmorum David , in eadem forma Hymnodica dispositorum M.S. 4 in nostra Carbonaria; & secundam condidit P.T.A.O.G. Sacrae Theologiae Professor. Eadem exposuit Italicè, ut vulgo dicitur in ottava rima, celebris P.Magister Felix Milensius pariter Vic. Gen. Congr. Carbonariae;

7  Catalogo della Biblioteca del Liceo Musicale di Bologna, I, pag.75; collocazione B 106: Epistole composte in lingua volgare, nelle quali si contiene la resoluzione di molti reconditi dubbij della Musica oscuramente trattati da antichi musici e non rettamente intesi da moderni a comune utilità di tutti gli studiosi di tale liberale arte che nuovamente in luce mandate dal molto di ciò studioso Messer Giovanni de Lago Prete nella Chiesa di S.Sophia a Venezia, e scritte al Magnifico Messer Girolamo Molino Patricio Venetiano copia manoscritta, in foglio, tratta dal codice vaticano num. 5318; v. anche Österreichische National Bibliothek Musiksammlug – Giovanni del Lago, Giovanni Spataro, 1774, manoscritto 4830, copia del Codice Vat.Lat.5318 da parte di Bernardino Sebastiani; B.J. BLACKBURN, E.E.LOWINSKY, C.A. MILLER, A Correspondance of Renaissance Musicians, Clarendon Press, Oxford, 1991, nelle pagine (27) in cui è citato Paulo de Laurino; DON HARRÁN, The Theorist Giovanni del Lago; A New View of the Man His Writings, in “Musica Disciplina”, vol.25, 1953, pp.107-151; F.A. GALLO, Citazioni di teorici medievali nelle lettere di Giovanni del Lago, in “Quadrivium”, 14(1973), pp.171-177; R. Casimiri,  Il codice vaticano 5318Carteggio musicale autografo tra teorici e musici del sec.XVI dall'anno 1517 al 1543, in  Note d'archivio per la storia musicale, XVI (1939), nn. 3-4, pp. 109 ss.;

8  rispettivamente a p.153 e a p. 236. Dal codice Vaticano latino 5318 risultano, invece, tali dati: 1) 71r-76r, 109r: Del Lago, Giovanni: c.1490/c.1543, lettere (3) a Paolo Laurino, sec.XVI in.;2) 137v.-138v.: Laurino Paolo, O.E.S.A. sec.XVI, lettere (2) a Giovanni del Lago, sec. XVI in.;3) Aaron Pietro, O.S.Cr., 218r., c.1480-1545, lettera a Paolo Laurino, sec.sec.XVI iniz.

9  s.n. Del Lago, Giovanni v. la scheda di B.M.ANTOLINI in Dizionario Biografico degli Italiani,vol.37(1989);

10  v. B.J. BLACKBURN-E.E.LOWINSKY, op.cit., p.798 (ff.71r-72r, lettera del 15/4/1525;

11  La prolazione è un termine della musica medievale per descrivere una struttura ritmica su una piccola scala. Descriveva se una semibreve era uguale a due minime (prolazione minore o imperfetta) o a tre minime (prolazione maggiore o perfetta);

12  “Musica misurata” è chiamato il nuovo stile musicale sorto in Francia nel XIV secolo. È così chiamata dalla misura delle note come nella grammatica dalla misura delle sillabe, cioè una suddivisione del tempo con precise norme di relazione. Durante il corso del Rinascimento si tende sempre di più a perfezionare tale rapporto. Proprio Giovanni Del Lago, tra gli altri, se ne interessò scrisse un breve trattato (Breve introduttione di Musica misurata, Venezia, B. e O. Scoto, 1540, ristampa anastatica di A.Forni, Bologna, 1969);

13  titolo che di dà, per lo più, a religiosi claustrali, in forma reverenziale e solenne;

14  “ “ “ “ “, p.941 (f.218, lettera autografa del 29/4/1525);

15  s.n. Aaron, Pietro v. la scheda di A.BONACCORSI in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.I (1960);

16  v. RICHARD e GIRAUD, Biblioteca Sacra ovvero Dizionario universale delle Scienze ecclesiastiche, tomo VI, Milano, presso l’Editore Ranieri Fanfani, MDCCCXXXIII, pp.443-444;

17  presenti fin dal 1150 (G.P.PACINI, I Crociferi e le comunità ospedaliere lungo le vie dei pellegrinaggi nel Veneto medioevale secoli XII-XI, in A.RIGON, I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto medioevale, Poligrafo 2002, (Carrubio I), pp.4-5. Ancora oggi esistono l’Oratorio e l’Ospedaletto dei Crociferi a Cannaregio.

18  v. M.RUGGIERO MANISCALCO, Persistenze trecentesche nel borgo dei Vergini di Napoli, in “Web Journal on cultural patrimony”, n°1 (2006), p.9 (i Crociferi erano presenti fin dal 1334 nel complesso di S.Maria dei Vergini, chiesa ed ospedale);

19  v. Geronimo Seripando e la Chiesa del suo tempo, a cura di A.Cestaro, Edizioni di Storia r Letteratura, Roma, 1997; Felice Milenzio curò la pubblicazione del commento alle epistole ai Romani ed ai Galati del Seripando (Neapoli, apud Jo-Jacobum Carlinum, 1601);

20  Historia de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus cit., p. 381;

21  Deriva anche dalle consuetudini della corte aragonese, la cui cappella musicale era considerata la più importante d’Europa. Nel 1474 la cappella reale di Castel Nuovo era diretta dall’organista Frate Stephano del Paone di Salerno (v. A.W.ATLAS, Music at the Aragon court of Naples, Cambridge Universitas Press, 1985, p-47 e p.101);

22  Bolla del Vescovo Lorenzo Belo (1574-1586) dell’1/2/1580 (v. G.PECORI, op. cit., p. 107);

23  v. S. Di Giacomo, I quattro antichi Conservatori musicali di Napoli, MDXLIII – MDCC, vol I, Il Conservatorio di S. Onofrio a Capuana e quello di S. Maria della Pietà dei Turchini, Sandron, Palermo, 1924; vol. II, Il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo e quello di S. Maria di Loreto, Sandron, Palermo, 1928, passim;

Giovani de Lago, voce Treccani

 

 

 

 

 

 

 

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